domenica 26 giugno 2011

SAN MATTEO 2008 - Dogliani D.O.C.G. - Eraldo Revelli

...siamo di fronte ad una grande espressione del terroir di provenienza, quindi tutte le caratteristiche organolettiche di questo vitigno sono messe in bella evidenza e questo é sicuramente il maggior pregio dei vini Revelli. 


Mi fa un gran piacere parlare del viticoltore Eraldo Revelli, specializzato in Dolcetto di Dogliani che produce in tutte le salse, dalla versione più giovane e classica, fino al cru dell'azienda, il San Matteo, un Dolcetto di Dogliani Superiore prodotto con 100% di uve Dolcetto provenienti dai vigneti in loc. Pianbosco, comune di Farigliano, a pochi km. di distanza da Dogliani, nella zona sud-ovest delle Langhe.

Ho conosciuto i vini Revelli durante la scorsa edizione de "La Terra Trema" di Milano e da subito mi hanno impressionato per tipicità, terroir e finezza.

L'azienda vitivinicola a conduzione familiare nasce nel 1930, ed oggi con 7 ettari e circa 40000 bottiglie prodotte, é diventato uno dei migliori produttori di Dolcetto e un esempio di viticoltore in sintonia con il terroir, che esprime con i suoi prodotti il rispetto per la cultura del vino.

Faccio subito una premessa, non sono un estimatore del Dolcetto e delle sue caratteristiche. Nonostante tutto durante la degustazione di questo San Matteo mi sono lasciato convincere, tanto da sborsare al banchetto una cifra tra le 12-15 euro (non ricordo più bene... la degustazione é stata lunga...) per portarmi a casa questo Dogliani Superiore.

Ieri dopo 8 mesi di cantina arriva il momento di gustarci questa bottiglia. Prodotto con uve Dolcetto selezionate, viene vendemmiato manualmente a metà settembre, quindi vinificato per una decina di giorni in vasche di acciaio, prima di riposare per 12 mesi in botti di legno da 30 q.li., per concludere con 2 mesi di affinamento in bottiglia. Per questo cru una produzione annua limitata a 3000 bottiglie.

Alla mescita si dimostra consistente e impenetrabile, di color rosso rubino intenso con sfumature violacee che "scendono" lente lungo le pareti del nostro bicchiere. All'olfatto si dimostra intenso, con una buona vena alcolica (14%vol.) che da importanza e personalità ad un bouquet elegante e fruttato. Austero ed elegante nel contempo, presenta un "naso" dalla trama articolata e persistente. Al palato si apprezza la polpa e il succo, con ottimo rilascio di sentori dolciastri e fruttati al palato, si dimostra vino generoso e deciso, che sa coniugare le tipiche caratteristiche (anche di acidità) del Dolcetto (che il sottoscritto proprio non digerisce), ad un tannino importante, dove i sentori minerali e speziati conferiti dall'affinamento in botte, riescono a conferire maggior spessore e robustezza al bevuto, con un finale importante per persistenza aromatica.

Che dire, non amando il Dolcetto sarei un bugiardo se vi dicessi che sono rimasto entusiasta di questa bottiglia. Tralasciando il gusto personale (ognuno ha il proprio..) devo ammettere che siamo di fronte ad una grande espressione del terroir di provenienza, quindi tutte le caratteristiche organolettiche di questo vitigno sono messe in bella evidenza e questo é sicuramente il maggior pregio dei vini Revelli. 

Ho sempre sostenuto i piccoli produttori come questa famiglia di viticoltori di Farigliano, simbolo di tradizione e cultura vitivinicola.

giovedì 16 giugno 2011

CHIANTI COLLI SENESI 2008 - D.O.C.G. - Castello Romitorio

...Gli amanti della rotondità, della vaniglia, del barricato e del Supertuscan forse non apprezzeranno, ma se siete tra quelli che amano i vini spigolosi che sanno mettere in luce il carattere del vitigno e della terra da cui proviene, questo Chianti dei Colli Senesi é una buona bevuta.


Torniamo in quel di Montalcino e precisamente al Castello Romitorio di Sandro Chia, di cui abbiamo già raccontato qualcosa nella recensione del suo Morellino 2004 e ne riparleremo ancora quando estrarrò dalla cantina il Morellino 2008. 

Tralasciamo quindi considerazioni e riferimenti in merito al produttore e parliamo subito del più rappresentativo vino toscano, ovvero il Chianti. Questa tipologia di vino si basa principalmente sul più classico dei vitigni toscani ovvero il Sangiovese, con aggiunta in percentuali minori e variabili di Canaiolo, Trebbiano e Malvasia. Questa tipologia di vino viene prodotto in varie provincie toscane e proprio in base alla zona di coltivazione delle uve, il Chianti assume varie denominazioni (Chianti, Chianti classico, Chianti colli Aretini, Chianti colli Senesi, Chianti colline Pisane, Chianti colli Fiorentini, Chianti Rufina, Chianti Montespertoli, Chianti Montalbano ecc.. ). 

Nel nostro caso trattasi di un Chianti D.O.C.G. dei colli Senesi e viene prodotto esclusivamente con uva Sangiovese. Produzione di circa 15.000 bottiglie, con una gradazione alcolica di 13.5% vol, prezzo in enoteca sulle 7-8 euro, affinamento di 6 mesi in botti di rovere. 

Si dimostra un vino a tutto pasto, che ben si adatta a piatti di carne rossa, selvaggina e formaggi di media stagionatura. Da servire intorno ai 18 °C e da stappare con almeno un'oretta di anticipo; pronto da bere giovane ma ancora meglio da stappare dopo 3-4 anni di riposo in cantina, che consentono a questo Chianti di acquisire maggiore rotondità. 

Nel nostro caso lo stappiamo piuttosto giovane e già alla mescita osserviamo le inconfondibili caratteristiche del Chianti con un colorito rosso rubino vivace, piuttosto fluido e limpido. Al naso colpisce con un bouquet piuttosto chiuso, dimostrandosi intensamente vinoso, con un marcato sentore alcolico. Deciso e carico, forse un filo acido, dopo un paio di rotazioni inizia ad aprirsi, rilasciando profumi floreali ma soprattutto fruttati, come ribes, amarena e lamponi. Una gamma olfattiva non "esplosiva" ne particolarmente variegata, ma di gran carattere e intensità, mettendo in primo piano le tipiche caratteristiche del Sangiovese, evitando di omologarsi con i soliti sentori legnosi e vanigliati che tanto si usano oggi con l'invecchiamento nelle barriques nuove. Anche al palato viene fuori tutta la tipicità Toscana del Chianti. Asciutto, alcolico e piuttosto acidulo, piuttosto sapido e tannico. Si dimostra vino dinamico, con al palato un buona corrispondenza aromatica al naso (frutta a bacca rossa) e una buona persistenza finale. 

Nel complesso si dimostra di ottima intensità, e buona acidità, di medio corpo e poca polpa. Morbidezza, equilibrio e armonia non sono i suoi punti di forza, dimostrandosi un vino pungente, poco incline all'omologazione di certi vini moderni e che ben rappresenta il "terroir" di provenienza. Gli amanti della rotondità, della vaniglia, del barricato e del Supertuscan forse non apprezzeranno, ma se siete tra quelli che amano i vini spigolosi che sanno mettere in luce il carattere del vitigno e della terra da cui proviene, questo Chianti dei Colli Senesi é una buona bevuta. 

Apprezziamo e condividiamo quindi la scelta stilistica del Romitorio, sia per le doti del bevuto, sia per la sempre bella presenza estetica delle bottiglie firmate da Sandro Chia.

sabato 11 giugno 2011

ROERO 2007 - D.O.C.G. - Az. Agr. Giovanni Almondo

...La cosa che più mi colpisce di questo Roero é la capacità di dimostrarsi un vino veramente tosto (per intenderci la mia esclamazione "cazzo che vino" al momento dell'assaggio può essere più esplicativa) ben fatto nella sua semplicità, senza esagerare o caricare troppo il tutto con le note tostate, speziate o di vaniglia ecc..  lasciando intatte e ben in evidenza le caratteristiche del Nebbiolo.

Questa volta parto dal fondo, ovvero dai ringraziamenti. Già, perché il merito per avermi fatto scoprire i vini di Giovanni Almondo va a Walter di Modavini, che quando sono andato a trovarlo nella sua enoteca di Montà per ritirare un cartone di Nebbiolo, alla mia richiesta "consigliami un buon Roero della zona da portarmi a casa" mi ha presentato questa ottima bottiglia. 

E che bottiglia!! Devo ammettere che siamo di fronte ad uno dei migliori acquisti in rapporto qualità-prezzo. Questa famiglia di vignaioli di Montà sono riusciti a stupirci per la qualità e il carattere  del loro Roero. D'altronde l'azienda coltiva e imbottiglia i propri vini proprio nella zona D.O.C.G. del Roero e dell'Arneis, non caso il Roero "Bric Valdiana" e l'Arneis "Bricco delle Ciliegie" sono insieme alla Barbera "Valbianchèra" i pezzi forti dell'agricola Almondo (che spero di poter presto degustare). 

L'azienda agricola a  conduzione famigliare inizia a produrre vino nel 1981, con solo due ettari di vigneto, per crescere progressivamente anno dopo anno e arrivare ai giorni nostri con una produzione di 80.000 bottiglie e ben 15 ettari di vigneti, mantenendo una forte identità famigliare e territoriale. Bene sono questi i vignaioli che più apprezziamo e rispettiamo. 

Ma parliamo di questo Roero D.O.C.G. del 2007, imbottigliato in circa 10.000 unità. Per prima cosa il vitigno, che ovviamente é Nebbiolo al 100% e si sente ad ogni sorso. Vendemmiata ad inizio ottobre, l'uva viene raccolta da un vigneto di 30 anni di età e lasciata a macerare nelle proprie bucce per una decina di giorni. L'invecchiamento avviene in barriques per un anno e per 8 mesi in acciaio.  

Nel bicchiere caratteristico colore rosso rubino piuttosto intenso con riflessi granato, buona fluidità e limpidezza. Al naso risulta inizialmente vinoso e alcolico, attaccando deciso e un filo acido, lasciandosi ben presto amare grazie alle piacevoli note di frutta rossa e sentori di legno. Pungente e gradevole, non inebriante o particolarmente variegato nella gamma aromatica, ma equilibrato e abbastanza fine. Al palato da il suo meglio, dimostrando a pieno le tipiche caratteristiche che un buon nebbiolo deve dimostrare di possedere. Fluido e di buona freschezza, tannico e leggermente acido, con un finale piuttosto lungo e persistente. Si dimostra vino di carattere e buon corpo, che si regge su un equilibrio instabile, tra acidità e morbidezza, potenza alcolica e dolcezza del fruttato. 

La cosa che più mi colpisce di questo Roero é la capacità di dimostrarsi un vino veramente tosto (per intenderci la mia esclamazione "cazzo che vino" al momento dell'assaggio può essere più esplicativa) ben fatto nella sua semplicità, senza esagerare o caricare troppo il tutto con le note tostate, speziate o di vaniglia ecc.. (cosa che purtroppo molti vignaioli fanno per compiacere il gusto) lasciando intatte e ben in evidenza le caratteristiche del Nebbiolo.

Ad esempio, volendo fare un paragone (anche se é sempre brutto farli) con il Roero 2005 di Crota ed Michel degustato qualche mese fa, questa versione di Almondo si dimostra superiore, perché ci lascia sensazione di avere a che fare con un vino completo e ben fatto, che dimostra personalità, mentre con il pur ottimo "l'Ambisius" si rimaneva con la sensazione di un prodotto ancora in evoluzione, con buone caratteristiche, ma ancora da affinare ed amalgamare. Qui invece ogni tassello é al posto giusto e il vino si dimostra pronto apprezzabile da giovane, ma che ben si adatta a qualche anno di invecchiamento, accompagnato a carne rossa, arrosti e formaggi di media stagionatura. 

14%vol. di gradazione alcolica e costo in enoteca sulle 10 euro, assolutamente ben spese. 

Sicuramente una bella scoperta quella dei vini Almondo, produttori di vini qualitativamente notevoli (i numerosi riconoscimente ricevuti sono più che meritati) ottimi da bere e belli da vedere (stilosa la linea grafica delle etichette) . 

Per recuperare una boccia di questo ottimo Roero vi rimando all'enoteca Modavini. Vende anche on-line... quindi... fatevi sotto.

domenica 5 giugno 2011

SU LE MANI X IL ROSSO CONERO

2 Giugno di giovedì, significa ponte e opportunità di 4 giorni filati di vacanza. Insomma non capita spesso e certe occasioni non bisogna lasciarsele scappare. 

Ci si organizza per 4 giorni in Provenza e dintorni, le lavande dovrebbero essere già fiorite. Ovviamente per il sottoscritto l'attesa é per il Chateauneuf-du-Pape, ottimo vino rosso del basso Rodano. Poi ecco il meteo a metterci il bastone tra le ruote. Previsti 4 giorni di tempo incerto, acqua, temporali e nuvoloni, diciamo non il massimo per il nostro on the road in tenda. 
 





Così a macchina ormai carica guardiamo su internet le previsioni meteo. Si va dove c'è il sole!! Deciso.. Riserva del Conero, provincia di Ancona,Marche. Scelta azzeccata, sole, borghi, colline, bella gente e ottime cantine. 

Tra paesini d'altri tempi e viste mozzafiato sul promontorio del Conero, troviamo il tempo per scollinare tra i comuni che danno vita al Rosso Conero, il D.O.C. della zona, per poi risalire l'ultimo giorno tra Jesi e Urbino e ammirare le vigne da cui si ricava il Verdicchio dei Castelli. 

Ma torniamo al Rosso Conero, perchè nella sua pur semplice rusticità si é dimostrato un vino che sa stupire e dimostrarsi estremamente elegante nella versione Riserva. 


Siccome bisogna sempre bere bene, scegliamo di fare sosta presso la cantina Malacari, il più antico produttori di Rosso Conero (dal 1668) presso il comune di Offagna. 

Prorprio all'ingresso del borgo si erge la stucchevole villa Malacari, dove si trova l'antica cantina con la barricaia e l'annesso locale degustazioni. Un ottimo produtture, con 44 ettari di terreno, 19 dei quali vitati esclusivamente con uve Montepulciano da cui si ricava appunto il Rosso Conero. Come dire "poche cose ma fatte bene".

Degustiamo e acquistiamo sia il Rosso D.O.C., sia la loro Riserva "Grigione", che si é rilevato un vino davvero eccellente, curato e raffinato, con ben 24 mesi di affinamento in barriques é riuscito a stupirci per carattere, eleganza, un vino "moderno" sotto certi aspetti, con un "naso" notevole, che poco ha da invidiare ai grandi vini Toscani.


Per il momento lasciamo il tutto in cantina ad invecchiare, sicuri che quando stapperemo, ritroveremo in questi vini il sapore delle Marche più rurali, terra vera e genuina, ancora poco inflazionata dal turismo di massa e dall'occhio degli americani.

Le Marche non saranno la Provenza, ma presto torneremo tra le sue colline, per perderci tra vigneti e campi di girasole.


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Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

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Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

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...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

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Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

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...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

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...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.