mercoledì 28 settembre 2011

GATTINARA 2006 - D.O.C.G. - Az. Agr. Patriarca Franco

...siamo al cospetto di un piccolo produttore, di un contadino vero, che in cuor suo sa che il buon vino deve soprattutto mettere allegria e questa bottiglia incarna alla perfezione lo spirito del suo vignaiolo.


Una cosa va subito detta.. lasciando perdere tutte le considerazioni che riguardano questo vino, le caratteristiche organolettiche, la qualità, la linea grafica, il rapporto qualità/prezzo ecc.. ma come si fa a non nutrire simpatia e rispetto di fronte ad un produttore come Franco Patriarca e alla sua vivace combriccola dei Quat Gat??

Raccontiamo con ordine... anche l'anno scorso non mi sono lasciato scappare l'appuntamento de "La terra Trema" ricco, chiassoso e colorato raduno di vignaioli indipendenti che si tiene ogni anno presso il c.s. Leoncavallo di Milano. Mi reco per l'ennesima degustazione presso il più affollato e chiassoso dei banchetti, gestito dalle piccole aziende agricole di Gattinara, riunitesi sotto il nome di Quat Gat, ovvero quattro gatti. Un bel esempio di come piccolissimi e ai più sconosciuti vignaioli, o meglio artigiani del vino, siano riusciti ad unire le forze per dare più visibilità e slancio ai loro prodotti, senza destinarne ad intermediari la vendita e la promozione.

Considero il Gattinara D.O.C.G. uno dei migliori vini che abbiamo in Italia e durante la degustazione ho avuto modo di assaggiare con grande piacere sia la versione proposta dall'agricola Patriarca, sia quella della vinicola Caligaris Luca, un 2005 davvero superlativo, che onestamente ho maggiormente apprezzato rispetto al 2006 proposto da Franco.

Succede poi che tra centinaia di produttori, assaggia qui assaggia la, si fa una certa e il fisico richiede di mettere qualcosa sotto i denti e dare un po' di consistenza al bevuto (tanto per intenderci ho provato l'alcool test dopo aver cenato e aver sostato un'ora prima di andarmene ed ero ancora a quota 0.8, comunque in gran forma..). Così ci rechiamo alla cucina del Leo per cenare (davvero complimenti ai cuochi, bel menù ricercato e ben preparato, considerando anche la notevole quantità di piatti sfornati) con la promessa di fare un giro finale per acquistare qualche bottiglia, che ha mani vuote non bisogna assolutamente tornare a casa.

Di ritorno nel salone delle degustazioni mi ritrovo 3/4 degli stand già sgomberati, basta degustazioni e corsa ad accapparrarci le ultime bocce rimaste in vendita. Corro dai Quat Gat, chiedo una bottiglia di Gattinara 2005... finite.. sono contento per il sign. Caligaris, in effetti meritava di essere spazzolato, così ripiego sulla bottiglia dell'agricola Patriarca, diciamo quello che mi aveva entusiasmato meno.. meglio di niente, comunque é sempre un gran bel bere e un vero piacere acquistare e pagare 15 oneste euro direttamente al produttore.

Porto a casa e abbandono il mio Gattinara in cantina per un annetto, essendo un vino ben strutturato un po' di invecchiamento non puo' che giovargli e devo ammettere, a bottiglia ormai ultimata, che sarebbe stato più intelligente aspettare ancora un'altro anno prima di tirargli il collo.

Entriamo nel dettaglio allora, prima nota visiva.. con un cordoncino di spago infilato nel collo della bottiglia c'è un cartellino ritagliato a mano con scritto "Il vino nutre, rinfresca e rallegra... Ovunque manchi il vino si rendono necessarie le medicine. dal Talmud". Cominciamo bene, voto 10 allo spirito. Non prendiamoci troppo sul serio, il vino é soprattutto piacere, allegria e condivisione. La filosofia di partenza é giusta e condivisa. Seconda nota visiva, l'etichetta.... di un grigio troppo scuro, in carta lucida adesiva, diciamo che con un minimo di Photoshop si potrebbe fare già meglio. Non mi piace proprio sign. Franco, mi scuso, ma un vino di questa importanza merita una presentazione grafica all'altezza e non un'etichetta simil "vino da tavola" da 3 euro la bottiglia. Piuttosto una bella etichetta casereccia scritta a mano.. sarà che sono maniacale sul gusto grafico, ma una bottiglia deve essere bella anche alla vista e non solo buono il suo vino, soprattutto se parliamo di un pezzo da novanta come il Gattinara.

Come ho scritto sopra, stiamo parlando di un  piccolo produttore (meno di 3 ettari vitati), per un totale di 6000 bottiglie l'anno. I vini prodotti sono il Nebbiolo Coste della Sesia D.O.C., il VdT Qualcosa di Rosso e il pezzo forte dell'azienda il Gattinara D.O.C.G., prodotto in poco più di 3000 bottiglie e ricavato dalle uve del più importante vitigno italiano, ovvero il Nebbiolo. Per questa versione del 2006 vendemmia ad inizio ottobre, vinificazione in acciaio con 2 settimane di macerazione, a cui seguono ben 3 anni di affinamento in botti di rovere e 6 mesi in bottiglia.

Nel bicchiere spicca un colorito rosso rubino tendente al granato, impenetrabile e caldo. Al naso ha un attacco deciso, pieno e intenso, vinoso e pungente, una vena alcolica ben marcata (13% vol.) accompagna un bouquet articolato dove oltre ai frutti rossi, primeggiano sentori floreali e speziati, con note di tabacco e sensazione di tostatura. Inizialmente aggresivo ma nel complesso un bel calore che sollecità al massimo il nostro olfatto. Al palato buona corrispondenza con il naso, attacco con forte sentore alcolico e pungente acidità, secco e sapido, dinamico. Poi dal secondo, terzo assaggio "si fa la bocca" e sono il tannino carico e le dolci note amarognole a prendere campo, verso un finale profondo come il mare. 

Un vino energico e rustico, forse meritava ancora un po' di affinamento in bottiglia, ma che dimostra ancora una volta le potenzialità del vitigno Nebbiolo e in particolare del Gattinara, che poco ha da invidiare hai più illustri colleghi della terra del tartufo e delle nocciole. 

Servirebbe un leggero tocco di equilibrio e finezza a questa bottiglia per fare il salto di qualità, per renderla più piacevole alla beva, ovviamente senza omologare il gusto e rovinare quello che é il carattere pungente del Gattinara. In fondo siamo al cospetto di un piccolo produttore, di un contadino vero, che in cuor suo sa che il buon vino deve soprattutto mettere allegria e questa bottiglia incarna alla perfezione lo spirito del suo vignaiolo. 

mercoledì 21 settembre 2011

MORELLINO DI SCANSANO 2008 - D.O.C.G. - Castello Romitorio

...Passano gli anni ma dobbiamo riconoscere e confermare come il Morellino del Romitorio continui a viaggiare su livelli qualitativi eccelsi...


Domenica 18 settembre, edizione 2011 di “Benvenuta Vendemmia”, cantine aperte e sagre eno-gastronomiche in diverse città d’Italia. Io sono di Varese e mi sono preparato per questa giornata un itinerario nel vicino Monferrato, anche perché a Casale c’è la Festa del Vino, il che vuol dire stand, produttori e quant’altro per le vie della città. 

Benissimo.. c’è aria di festa e voglia della Barbera. Peccato che dopo una settimana di sole paura, che sembra essere ancora luglio, sfiga vuole che domenica sia una pessima giornata autunnale, pioggia a go-go e vento freddo.. progetto “gita nel Monferrato” andato a farsi benedire. Delusi e chiusi in casa io e la Betta ripieghiamo sulla gastronomia locale, talmente locale, che ci prepariamo un “pranzetto della domenica” e stappiamo una buona bottiglia di Morellino. 

I più attenti ricorderanno che avevo già parlato di questo vino del Castello Romitorio un annetto fa, ma allora degustammo la versione del 2004, mentre oggi abbiamo stappato il 2008. Quindi non mi perdo in chiacchere e non sto a ripetere le informazioni in merito alla cantina di GhiaccioForte e al suo eclettico proprietario/artista Sandro Chia, tanto sono talmente conosciuti che difficilmente un appassionato non può non conoscere i vini del Romitorio, per tutti gli altri vi rimando alla recensione del Morellino 2004 (clicca qui). 

Una cosa, ed è la più importante, va detta subito, a 4 anni di distanza il Morellino del Romitorio rimane un gran bel vino, confermandosi anno dopo anno una delle migliori versioni in circolazione. Ad essere sinceri, trovo addirittura questa annata 2008 migliore rispetto la precedente. 

Ho riscontrato in questa bottiglia un vino più strutturato e di spessore rispetto alla precedente, non so dirvi se questa sensazione sia dovuta unicamente alle diverse caratteristiche climatiche delle due annate o se al Romitorio hanno cambiato qualcosa nel processo di trasformazione e coltivazione. L’unica certezza guardando l’etichetta (cambiata ma sempre molto artistica e suggestiva) è che si è passati da una disciplinare D.O.C. ad una D.O.C.G., a dimostrazione di come il riconoscimento e l’importanza di questo vino sia cresciuta nel corso degli ultimi anni. 

Passano gli anni ma dobbiamo riconoscere e confermare come il Morellino del Romitorio continui a viaggiare su livelli qualitativi eccelsi, senza considerare che si riesce ancora ad acquistare a prezzi decisamente dignitosi e se non vi fate fregare da qualche enotecaro avido, con 10 euro vi danno pure il resto. Un vino dal rapporto qualità/prezzo decisamente vantaggioso. Nella nostro continua ricerca del buon bere al giusto prezzo abbiamo fatto centro. 

Il Morellino è un vino assemblato a base di uve Sangiovese, il tipico vitigno Toscano, con un’aggiunta in quantità variabile di altri vitigni a bacca nera della zona. Nel nostro caso viene utilizzato Sangiovese all’85% e Cabernet Sauvignon per il restante 15%.
 
Nel bicchiere si presenta di color rosso rubino intenso con riflessi granata, buona fluidità e brillantezza. Al naso una buona intensità alcolica (13%vol.), a sostegno di un bouquet davvero gradevole, dove le note di frutta nera e rossa (prugna, mora e ciliegia)  si mischiano a note aromatiche e speziate tipiche dei vini affinati nel legno. Vinoso, etereo e persistente, ma allo stesso tempo fresco e fine. Al palato dimostra di essere un vino di buona struttura, il carattere tipico del Sangiovese, viene plasmato dal Cabernet Sauvignon, regalandoci un vino molto equilibrato, che sa essere secco e leggermente tannico, ma allo stesso tempo rilascia avvolgenti sensazioni di calore e morbidezza, che lo rendono piacevole alla beve ma senza appiattirne il carattere. Il finale è piuttosto lungo e di buona persistenza, con un retrogusto tra il dolce e l’amarognolo che richiama i sentori olfattivi. 

Nel complesso un vino ben strutturato e articolato, sapientemente equilibrato dai sommelier del Romitorio, che sono riusciti a costruire un vino moderno ed internazionale ma senza perdere le caratteristiche particolari del Sangiovese, che un microclima unico come quello della Maremma riesce a conferirgli. Furbo il giusto tanto per intenderci. 

Davvero un bel prodotto, a partire dall’estetica, una bella bottiglia da far invecchiare in cantina, ma anche da esporre sulle mensole della vostra taverna. 

sabato 17 settembre 2011

SOLARIS 2010 - Vermentino Colli di Luni D.O.C. - Azienda Vinicola La Baia del Sole - Cantine Federici

Sottotitolo: cena al D'O di Davide Oldani.

...Bastano pochi sorsi per capire che questo "Solaris" sarà un degno compagno di viaggio della cucina di Oldani. ...un vino equilibrato,godibile e pieno, dalla struttura articolata; dove sapidità, mineralità, freschezza e acidità convivono in perfetta armonia...


Ebbene si, martedì scorso, dopo qualche mese di tentativi andati a vuoto, siamo riusciti (ringrazio i suoceri per questa opportunità) ad andare a Cornaredo per cenare nell'ormai celebre ristorante D'O, da quel  genio di cuoco che é  Davide Oldani; giovane, innovativo e creativo, uno dei più interessanti rappresentanti della nuova cucina italiana. 

Il bello della storia é che il sign. Oldani (a cui ho stretto la mano con stima e sottomissione assoluta) é riuscito, a differenza di altri suoi illustri colleghi, ad inventare una forma di cucina alta per conti correnti bassi (da lui stesso denominata "Cucina Pop"). Dove sta il trucco?? Nella materia prima.. perché l'alta cucina la fanno soprattutto i grandi cuochi. 

Troppo facile cucinare un grande secondo se si parte dal miglior filetto o dalle più prelibate e costose aragoste, meglio tenere il prezzo basso e permettere con 50euro di assaggiare piatti di alta scuola con alla base materia prima meno pregiata e quindi costosa, leccarsi letteralmente i baffi dopo aver degustato piatti che alla base hanno semplici melanzane, cipolle o cosciette di pollo. 

In cucina partendo da un prodotto di alto livello qualitativo, 3/4 del lavoro é già stato fatto, in questo caso invece é l'ingegno e l'abilità tecnica del grande cuoco ad essere protagonista. Oldani é riuscito a "scongelare" una forma di alta ristorazione vecchia e obsoleta, una forma di lusso fine a se stessa, sia nel cibo (e nel conto finale..) che nello stile dell'ambiente proposto (basta con argenteria, cristalleria e sedie imbottite di velluto!!).

Poche chiacchere e cimeli quindi.. al D'O parlano i piatti; quei piatti che apparentemente potreste preparare anche a casa vostra, ma che mai.. mettetevelo bene in testa, dico mai, riuscirete ad imitare. Probabilmente il futuro della ristorazione italiana passa anche da qui.. la cucina della nonna certo, ma preparata e arrangiata con i controcazzi!!

La serata é stata davvero gradevole, i piatti che ad un primo impatto sembrano veramente "vuoti" (le porzioni sono da nouvelle cousine), alla fine, portata dopo portata, rientrano alla perfezione in una serata "concept" ben orchestrata dalla squadra di sala, che con molto mestiere riesce ad accompagnarci in un sentiero del gusto davvero equilibrato e gradevole.

Siete tra quelli che se nel piatto non hanno almeno 200 grammi di bucatini pensate vi stiano fregando? Beh, lasciate perdere il D'O e continuate ad ingozzarvi mentre aspettate che la schiuma del vostro Lambrusco alla spina scenda almeno di un paio di dita. 

Torniamo al nostro mestiere e parliamo del vino... All'arrivo del sommelier ci lasciamo consigliare, puntiamo tutti sul bianco, un Valdobbiadene per i nostri compagni di tavolo e un bianco fermo per me e la Betta. La scelta vincente del sommelier ricade su un Vermentino ligure/toscano dei Colli di Luni, vino D.O.C. della riviera di levante. Praticamente siamo con un piede in Toscana, a Luni di Ortonovo antica cittadina con tanto di anfiteatro romano, nelle cui vicinanze sorge l'azienda vinicola Baia del Sole, della famiglia Federici. 

Siamo al cospetto di una cantina medio-piccola, un po' come nel resto della regione, con circa 22 ettari vitati e 140.000 bottiglie prodotte l'anno. Essendo in terra di Vermentino, é ovviamente questo vitigno a dare le più interessanti bevute di questa cantina. Ne sono proposte ben 3 versioni, oltre ad altre tipologie di vini bianche e rossi da uvaggi vari (Sangiovese, Merlot, Ciliegiolo, Cannaiolo e Syrah per i rossi; Albarola e Malvasia oltre al Vermentino per i bianchi), suddivisi in 4 linee produttive, dagli eccelsi vini della linea "Crù selezione" fino al più comune ed economico vino da tavola. 

Nel nostro caso assaggiamo il Vermentino Solaris 2010, della linea "Prestigio", 13%vol. di bianco, vendemmiato a fine settembre. La trasformazione dell'uva in vino passa nelle vasche di acciaio fino a fine febbraio, quando saranno completate le varie fasi pressatura, fermentazione e affinamento. 

Bastano pochi sorsi per capire che questo "Solaris" sarà un degno compagno di viaggio della cucina di Oldani. Alla mescita colore giallo paglierino brillante, di buona trasparenza. Al naso ha un bouquet piuttosto aperto, dove una vena alcolica decisa ma mai invadente, sorregge profumi di frutta dolciastra e note floreali. Al palato sa esprimere il meglio, un vino equilibrato,godibile e pieno, dalla struttura articolata; dove sapidità, mineralità, freschezza e acidità convivono in perfetta armonia, con un finale lungo che sa dare importanza al tutto. 

Sicuramente un'ottima bevuta, un vino ideale per pasteggiare, che sensa troppi fronzoli e aspirazioni d'alto rango riesce ad esprimere al meglio il terroir di appartenenza. Forse un'attenzione eccessiva al gusto moderno, tende a limare qualche spigolo e ad appiattire alcuni acuti gustativi che un terrori del genere potrebbe trasmetterci. Resta comunque un vino piacevolissimo e di livello, che sa farsi apprezzare anche per morbidezza, calore e polpa. 

Non conosco il costo della bottiglia in questione, ma credo che dovremmo aggirarci euro più, euro meno, sulle 10 carte. Direi soldi giustamente guadagnati dalla famiglia Federici per un Vermentino che alla beva ripaga fino all'ultimo centesimo. Ottimo. 

Davvero una bella soddisfazione dopo una grigia giornata di lavoro, coccolare gusti e sensi con l'innovazione della tradizione magistralmente proposta da Oldani. 

mercoledì 14 settembre 2011

RAICA 2010 - Vermentino di Gallura D.O.C.G. - Cantina del Vermentino

...é sicuramente una bottiglia che ha un suo perché, ma se vogliamo concentrarci esclusimante sul bevuto, dobbiamo ammetere che siamo al cospetto di una bevuta minore, che lascia poco spazio alla fantasia e alla poesia.


Vi ricordate che la Betta mi aveva portato 7 bottiglie dalla Sardegna? 5 rossi e 2 bianchi? Bene abbiamo iniziato dai bianchi e dopo aver assaggiato (senza entusiasmarci..) il Torbato, stappiamo il Vermentino di Gallura D.O.C.G. 2010 denominato Raica e  imbottigliato dalla Cantina del Vermentino di Monti. 

Etichetta rustica e casereccia, ci viene consigliato dal proprietario dell'enoteca... "Provate questo, é un Vermentino fatto da un contadino, costa solo 4 euro, sembra un vinaccio, ma qui lo prendono tutti, ve lo consiglio é molto buono". Siccome per principio, curiosità ed educazione ci lasciamo sempre consigliare molto volentieri nella speranza di scoprire nuove ed interessanti bottiglie e cantine, la Betta acquista e porta a casa. 

Però caro il mio uomo dell'enoteca, lasciami dire una cosa.. ok che il prezzo é veramente vantaggioso e il rapporto qualitativo molto interessante, ma forse non hai ben capito che la mia compagna cercava un bianco intrigante, magari particolare e di buon livello, senza spendere troppo e ricadere sempre nei soliti nomi e non un vinello per risparmiare qualche euro. 

Perché dobbiamo ammettere che pur difendendosi piuttosto bene questo Raica, rispetto ad altri Vermentini di Gallura che ho avuto modo di assaggiare, é chiaramente una spanna sotto. 

Per intenderci.. bottiglia in vetro bianco, graficamente l'etichetta lascia già intendere che siamo di fronte ad un vino "da tavola", gradazione alcolica sui 12%vol. e colorito giallo molto scarico (direi quasi bianco) con riflessi verdognoli, di grande fluidità, leggera briosità e grande limpidezza. Il naso é particolarmente aromatico e dolce, non nego che ad un primo impatto sembra quasi di avere a che fare con un moscato. Non grande intensità e persistenza, con un bouquet dove a primeggiare sono le note di frutta matura come pesca, albicocca e leggermente mandorla. Al palato si lascia apprezzare x leggerezza, fluidità e una buona nota di acidità. La sensazione di polpa dolciastra avvertita al naso va scomparendo, lasciando spazio ad un palato sapido e secco, comunque morbido, con un finale pungente e leggermente amarognolo. 

La freschezze, la leggerezza e la fluidità rendono questo Raica un "vinello" da pasto senza grandi pretese, ideale per essere bevuto con disimpegno durante una grigliata estiva sulla spiaggia. Per il prezzo di acquisto e considerando a quanto vengono venduti alcuni vinacci al supermercato é sicuramente una bottiglia che ha un suo perché, ma se vogliamo concentrarci esclusimante sul bevuto, dobbiamo ammetere che siamo al cospetto di una bevuta minore, che lascia poco spazio alla fantasia e alla poesia.

lunedì 12 settembre 2011

PASSERINA 2010 - Marche I.G.T. - Villa Angela - Velenosi

...ma dove sono le particolarità, gli spigoli, l'acidità e il carattere?? Tutto qui.. é un posto di lavoro a tempo indeterminato come casellante (chiedo scusa alla categoria), stipendio assicurato (che é già una buona cosa) ma emozioni zero.


Ogni tanto può capitare di dare un occhio in cantina e accorgersi che, bevi-bevi, si é rimasti senza vino. Nel mio caso a scarseggiare é il vino bianco, evidentemente la calda estate ne ha favorito la bevuta al posto dei rossi, così mentre mi trovavo a fare la spesa ho sostato qualche minuto nel reparto enoteca, alla ricerca di un vino sotto le dieci euro da stappare in serata durante un aperitivo con amici.

E che ti becco? La selezione Villa Angela della Velenosi Vini, la rinomata cantina marchigiana gestita da una delle più importanti e conosciute donne del vino, ovvero Angela Velenosi, che se mi passate il paragone,  per carattere e carisma possiamo definirla la Marcegaglia del vino..insomma.. un vero carro armato, una come si dice che sa il fatto suo e punta decisamente in alto.

Così decido di acquistare questa bottiglia di Passerina, vino che per caratteristiche organolettiche riscuote sempre successo durante le cene estive con gli amici. Doveroso quindi, per capire meglio cosa aspettarci da questa Passerina, parlare un po' della Velenosi, perché questo vino rispecchia appieno il carattere e l'anima di questa cantina.

Attiva da quasi 30 anni (quindi piuttosto giovane) l'azienda fondata da Angela ed Ercole Velenosi é cresciuta velocemente, diventando oggi una delle più conosciute e grandi "industrie" del vino marchigiano. La cantina di Ascoli Piceno e i suoi vigneti (circa 135 ettari), producono oggi 1.500.000 di bottiglie, con un trand di crescita costante. Il segreto di questo successo "aziendale" é da ricercare nella capacità di coniugare vini molto moderni e internazionali (vogliamo usare il termine omologati? ci può stare ma sarei cattivello...) puntando però su vitigni storicamente radicati nel territorio. Quindi la vasta  gamma di vini prodotti sono tutti tipicamente marchigiani, dal Pecorino al Rosso Piceno, dal Verdicchio dei castelli di Jesi al Lacrima di Morro d'Alba ecc... alla base tanta modernità, marketing e dinamismo, sia nella tecnica di coltivazione che di produzione, oltre ad una fitta rete commerciale che ha permesso all'azienda di arrivare in tutto il mondo, partendo però da Ascoli Piceno e dal suo terroir, offrendo così una vasta gamma di vini a buon mercato ma qualitativamente validi, fino ad arrivare ad alcune eccellenze, come il loro celebre e multipremiato Rosso Piceno Superiore "Roggio del Filare".

Diciamo che la Velenosi ci ricorda un po' come tipologia di cantina "I Feudi di San Gregorio" di cui abbiamo già avuto modo di parlare in più di una occasione in questo blog. Tutto bene quindi? Si e no... tagliamo la testa al toro e fatemi dire subito quello che penso. I vini prodotti, sono ben fatti, piacioni e ruffiani, sono vini che rappresentano un territorio ben definito, ma spiace dirlo, quando li bevete di quel terroir troverete ben poco. Sono vini moderni e omologati, costruiti per piacere ai mercati internazionali e alle riviste americane.. é una questione etica e di gusto ma ognuno ha i suoi e le proprie idee sul discusso argomento in merito all'omologazione del mondo del vino e qui alle Velenosi pur facendo ottimi prodotti non fanno eccezione, assecondando quello che il mercato richiede.

Prendiamo ad esempio la bottiglia di Passerina Villa Angela 2010 che abbiamo assaggiato.. colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, fluido e brillante. Al naso molto delicato e rotondo, una vena alcolica leggera (12.5%vol.) sostiene un bouquet fragrante con note fruttate come pesca e agrumi. Al palato ottima corrispondenza con il naso, fresco, sapido fragrante e dinamico, di facile e instancabile beva, va giù che é una meraviglia soprattutto se servito bello fresco; bassa acidità, buona polpa e piacevole finale zuccherino dove ritornano le note fruttate già sentite al naso.

Quindi un vino ottimo, che tutti i vostri compagni di cena apprezzeranno, ma dove sono le particolarità, gli spigoli, l'acidità e il carattere?? Tutto qui.. é un posto di lavoro a tempo indeterminato come casellante (chiedo scusa alla categoria), stipendio assicurato (che é già una buona cosa) ma emozioni zero. Qui si va sul sicuro, ma se vi piace rischiare e cercare il vino che sappia farvi esclamare "cazzo che vino!!" e non solo "buono questo vino..." cercate altrove.

Ideale per pasteggiare con il pesce ma anche con antipasti, paste estive e carni bianche, prezzo contenuto tra le 8-9 euro e facile reperibilità anche presso la grande distribuzione. Un vino a colpo sicuro per un aperitivo alla moda o per incuriosire commensali poco inclini al mondo del vino, che sicuramente saranno incuriositi e ridacchieranno leggendo il nome del vino sull'etichetta.. oltre che gradire l'omologazione del gusto...

Comunque.. essendo anche noi trentenni figli del vino omologato, non possiamo negare di aver bevuto tutta la bottiglia fino all'ultima goccia con gran piacere (e poca curiosità).

venerdì 9 settembre 2011

I CAMPARELLI 2009 - Montecucco Sangiovese D.O.C. - Az. Agr. Sant'Anna

...L'autentica toscanità dei produttori si rispecchia al 100% in questa bottiglia, dalla semplice linea grafica della sua etichetta, al carattere deciso del suo vino, figlio del terroir e delle persone che nel tempo se ne sono prese cura.


Ecco il racconto di Gaia e Stefano, i due amici che mi hanno portato questa bottiglia di Montecucco Sangiovese, che ho il piacere di assaggiare per la prima volta... 

"Eravamo in campeggio a Capalbio e l'ultimo giorno dopo aver caricato la tenda ci siamo diretti nell'entroterra maremmano, su e giù per le colline, alla ricerca di un agriturismo "vero" e toscano dove poter pranzare e comprare un po' di vino e prodotti tipici"..."non ci crederai, nonostante ci sia una gran quantità di indicazione con scritto agriturismo, cucina casalinga, vendita vino ecc..siamo riusciti a mettere qualcosa sotto i denti solo alle due del pomeriggio, dopo essere stati rimbalzati da 4-5 agriturismi. Uno diceva che era tardi e non cucinava più, un altro era gestito da uno svizzero, addirittura uno ci ha detto di tornare in paese se volevamo mangiare"..."così alla fine abbiamo fermato un contadino su un trattore che ci ha consigliato un vero agriturismo gestito da produttori toscani del posto"..."così seguite le indicazioni siamo arrivati all'azienda agricola Sant'Anna a Cinigiano e finalmente abbiamo trovato persone ospitali, gentili e con una gran voglia di raccontarci della loro attività". "Abbiamo stramangiato, bevuto due bocce di rosso e comprato un bel po' di vino, prodotto da questi accoglienti signori". 

Potrei concludere qui la recensione se il mio blog non raccontasse delle bottiglie bevute, ma facesse analisi e considerazioni sul mondo del vino (che comunque mi piace fare proprio quando racconto delle bottiglie degustate.. bisogna sempre fare un'analisi critica e conoscere i produttori giusto??). 

La considerazione é lampante.. non tanto per il fatto che l'agriturismo Sant'Anna sia un posto bellissimo e molto ospitale, quanto in merito all'attuale situazione della campagna Toscana, una terra e un vino unico, dove però si fatica a trovare autentici contadini e produttori, che sanno interpretare nel giusto modo il concetto di ospitalità, il piacere di far conoscere i propri prodotti con orgoglio e cultura contadina, che sanno dimostrare vero amore per la propria terra. Certe zone dell'entroterra Toscano sono aimé occupate da persone che nel vino e nell'attività agrituristica, vedono solo una buona occasione per investire denaro e fare business, perdendo così nel corso degli anni la cultura rurale del posto.

Sono forse legato ad un immaginario rurale "idealizzato" che non esiste più? E allora avanti americani, svizzeri e milanesi, arrichitevi nelle terre che i contadini toscani non possono più permettersi di comprare, avanti con i Supertuscan e le bottiglie da spedire a Parker e compagnia... così si spezza il legame tra la "madre terra" e l'uomo, il piacere di tramandare i segreti del terroir da padre in figlio, la volontà di creare un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Meglio comprare i terreni a colpi di euro e impiantarci Merlot e Cabernet, costruire avveneristiche cantine, investire nel miglior sommelier del momento e comprare barriques nuove di pacca, così da sfornare Supertuscan che, con la pubblicità giusta e qualche recensione benevola, possono essere vendute nei mercati internazionali a prezzi da paura... 

Esagero?? Forse... ma non troppo, e mi rallegro quando con un po' di impegno e di ricerca, anche tra queste colline si riescono a trovare "toscanacci" genuini, che sanno gioire (e far gioire noi) con i loro prodotti che sapientemente coltivano in questa generosa terra. 

Giù il cappello quindi per questo vino, che non é un "supervino" e forse non prenderà mai i 90 punti su WS, ma é una bottiglia splendida nella sua semplicità, nel suo sapere "naturalmente" di... vino. Sto parlando del vino "I Camparelli" prodotto dall'Az. Agr. Sant'Anna in quel di Cinigiano, provincia di Grosseto. Si tratta di un vino rosso dell'area denominata Montecucco D.O.C. Una D.O.C. la cui disciplinare identifica non una tipologia di vino ma bensì un'area produttiva (tipo la Riviera Ligure di Ponente D.O.C. che identifica vini diversi ma con uve coltivate e trasformate nella Liguria occidentale). E' così che sotto questa denominazione troviamo il Montecucco Rosso, il Sangiovese, il bianco e il vermentino. Almeno fino a quest'anno, dato che proprio nel 2011 il Montecucco Sangiovese ha ottenuto la D.O.C.G. E' proprio questa tipologia di vino che andiamo ad assaggiare, vendemmia 2009, quindi ancora a denominazione D.O.C. 

Trattandosi di un regalo non ho informazioni in merito al processo che porta alla trasformazione delle uve in vino, ma stando a quanto mi hanno riferito i miei "pusher del vino", viene utilizzato Sangiovese (85% minimo) e una piccola parte di Ciliegiolo. Vinificazione e affinamento seguono i dettami della disciplinare, con immissione delle bottiglie nel mercato a circa un anno dalla vendemmia. 

Alla vista presenta un colorito rosso rubino di media intensità e discreta limpidezza. Al naso risulta vinoso con buona intensità e persistenza. Il bouquet piuttosto chiuso, dove una decisa vena alcolica (14%vol.) sorregge sentori di frutta a bacca rossa, ma anche note floreale e soprattutto speziate. Nell'insieme un naso semplice e non particolarmente fine, ma piacevolmente deciso, intenso e carico. Al palato risulta amarognolo e alcolico, sapido e caldo, giustamente tannico e di buon corpo. Il retrogusto ha una buona corrispondenza con il naso, con buone sensazioni dolciastre di frutta matura, mentre il finale di buona persistenza da la giusta importanza ad un vino rustico e "contadino" ma ben fatto.

Personalmente ho apprezzato molto questa versione di Sangiovese Montecucco dell'agricola Sant'Anna, un vino che sa soprattutto di "uva", magari non raffinato ed equilibrato, per qualcuno "poco moderno", ma é una positiva sensazione di "naturale rusticità" che ci permette di bere questo vino con il sorriso sulle labbra. 

L'autentica toscanità dei produttori si rispecchia al 100% in questa bottiglia, dalla semplice linea grafica della sua etichetta, al carattere deciso del suo vino, figlio del terroir e delle persone che nel tempo se ne sono prese cura. 

Non rientrerà nella lista dei 100 vini dell'anno e speriamo che non ci entri mai, così all'agricola Sant'Anna nessuno si monterà la testa e continueranno a produrre vino con genuino entusiasmo. Noi beviamo, apprezziamo e siamo orgogliosi che in terra Toscana ci siano ancora vignaioli autentici, a cui interessa fare il vino "vero" e non compiacersi agli americani. Una forma di genuina e a volte inconsapevole resistenza ad un mercato del vino troppo "globalizzato".

martedì 6 settembre 2011

AL HAMEN 2010 - Passito di Noto D.O.P. - Feudo Ramaddini

...Mezzo litro di vino color oro, che sa essere moderno nella costruzione quanto poetico, nella sua capacità di trasmettere il sole, il mare e i profumi dell'estate siciliana.


Come ho già scritto nella precedente recensione, il bello del tornare dalle vacanze estive é unicamente legato al piacere di incontrare nuovamente parenti ed amici con cui organizzare qualche bella cenetta, per condividere foto ed esperienze di viaggio. 

Il tutto é ancora più piacevole quando inviti a cena amici che come te, sanno apprezzare il buon bere e il buon mangiare, così il pericolosissimo souvenir post-vacanza di rito, si trasforma in graditissimi regali sotto forma di bottiglia e/o altre specialità gastronomiche.

Infatti al nostro invito a cena, Stefano e Gaia di ritorno da Sicilia e Maremma ci deliziano con 4 belle bottiglie... un rosso Montecucco, di cui scriverò prossimamente e 3 bottiglie (Nero d'Avola, Chardonnay e Passito) della cantina Feudi Ramaddini, dalla Sicilia.
Probabilmente non tutti condivideranno il mio pensiero, ma per quanto mi riguarda il regalo eno-gastronomico di ritorno da una vacanza o un viaggio é sempre il più gradito, proprio perché si ha l'opportunità di condividere e scoprire attraverso sapori e profumi, le esperienze di altri. Portate sempre qualcosa da gustare dai vostri viaggi, renderete così viva e condivisibile la vostra esperienza, molto più del soprammobile, della calamita da frigo o delle centinaia di foto-jpg. che alla lunga afflosciano amici e parenti sul divano. Una bella boccia di vino é cosa viva, stringerla tra le mani, leggerne le etichette, stappare e degustare.. é sempre il miglior modo per entrare nei racconti di chi vi ha sapientemente portato in dono quella bottiglia di vino.. 

Nel nostro caso si parla di Sicilia e i racconti vengono accompagnati da questa bottiglia di Passito di Noto D.O.P. dei Feudi Ramaddini. La Sicilia é una terra in grado di esprimere eccellenze nel campo dell'eno-gastronomia e i suoi vini passiti ne rappresentano il fiore all'occhiello. 

Con questo Al Hamen viaggiamo fino a Marzamemi, nelle terre "da vino" tra Noto, il mare e la città di Pachino. Qui i vitigni più pregiati sono il Nero d'Avola e il Moscato, uve che rappresentano un terroir e le persone che nel corso degli anni lo hanno coltivato e valorizzato, rendendolo un pezzo della tradizione e della cultura siciliana. Qui da sempre é radicata la cultura del vino, soprattutto quello da tavola, il vino del popolo, da bere tutti i giorni a pasto o all'osteria. Nel corso degli ultimi 30 anni oltre alle grandi quantità di vino a buon mercato, parecchi produttori hanno puntato molto anche sulla qualità e su una "tradizionale costruzione" di vini moderni, appetibili anche nei mercati internazionali. 

Così tra le centinaia di bottiglie di Nero d'Avola che riempiono gli scaffali della grande distribuzione, troviamo anche produttori grandi e piccoli, moderni o tradizionalisti, che hanno saputo far emergere i propri vini grazie a standar qualitativi decisamente elevati. Pensiamo a grandi cantine che sono ormai una istituzione, come Donnafugata o Firriato, in grado di proporre quantità ma anche qualità, l'esperienza di terroir che ha portato alle incredibili versioni di Etna rosso della Tenuta delle Terre Nere, senza dimenticare le donne del vino naturale come Arianna Occhipinti, o la volontà di riscattare una terra spesso maltrattata e valorizzarla con la produzione di vini "coraggiosi", come ci hanno insegnato alla Centopassi, con 60 ettari vitati sulle terre confiscate a Cosa Nostra. 

Feudo Ramaddini é nel suo piccolo un po' tutto questo, perché siamo al cospetto di una cantina moderna e di recente costruzione, ma che punta molto sulla qualità dei suoi antichi vitigni e di un terroir particolarmente generoso.

Tradizione e modernità che si fondono per dare origine ad un prodotto unico come questo passito Al Hamen, antica denominazione della città di Marzamemi. La cantina nata nel 2003 con sede nei ristrutturati Magazzini del Vino, ha saputo coniugare la tradizione vitivinicola locale con l'innovazione e la ricerca, puntando su un prodotto di qualità e dal grande potenziale commerciale. Ad oggi sono circa 20 gli ettari vitati per un totale di 40000 bottiglie prodotte l'anno.  Due linee produttive con due fasce di prezzo, il Syrah, il Cabernet e il Nero d'Avola della linea Note Nere e il Nero d'Avola Patrono, lo Chardonnay 420 (quattro venti), il Grillo Nassa e il passito Al Hamen. 

Questo vino prodotto con uve di Moscato Bianco, classificato come Passito di Noto D.O.P. viene prodotto dal 2010 in 2000 unità. La vendemmia delle uve avviene a metà agosto, a cui seguono una decina di giorni di appassimento delle uve al sole. Alla vinificazione seguono 3 mesi di fermentazione in acciaio e 2 mesi di affinamento in bottiglia.

Stappiamo la bottiglia bella fresca e la abbiniamo a pasticceria siciliana. 

L'esame organolettico risulta quasi superfluo, sorseggiando questo Al Hamen potete ritrovare tutto il bello della Sicilia. Dal colore giallo oro alla sua dolcezza infinita che tanto ricorda la frutta matura più dolce, come albicocche, fichi e frutta candita. Solletica, il palato, mieloso e vellutato, di buona polpa e piacevole bevuta. 

Non pensate ad un passito troppo caricato e zuccherino, perché la sua bontà sta proprio nell'equilibrio tra l'intensità del gusto e una finezza di fondo, grazie ad una gradazione alcolica relativamente bassa (12%vol.), che lo rendono un vino fresco e piacevole. Stupendo abbinato ai dolci siciliani, ma ben si sposa anche con formaggi maturi. 

Che dire, essendo un regalo non posso fare valutazioni in merito al rapporto qualità/prezzo, ma esclusivamente in merito alla qualità e qui siamo su livelli molto alti. Mezzo litro di vino color oro, che sa essere moderno nella costruzione quanto poetico, nella sua capacità di trasmettere il sole, il mare e i profumi dell'estate siciliana.
Complimenti di rito alla cantina del Feudo Ramaddini, perché in così poco tempo é riuscita ad emergere nel mercato vinicolo grazie a prodotti di qualità, vini buoni da bere e belli da vedere (bella anche la linea grafica delle etichette).

Ringraziamenti obbligatori ai miei amici "importatori" da sud a nord di questo squisito passito... la migliore cartolina dall'isola del sole e del vino.

sabato 3 settembre 2011

GAVI 2010 - D.O.C.G. - La Battistina - Araldica Vini Piemontesi

...sono proprio le caratteristiche di semplicità e bevibilità a rendere questo vino adatto ad ogni palato.

Il ritorno dalla vacanze estive é l'occasione per riallacciare contatti con parenti ed amici, così qualche sera fa abbiamo invitato a cena Vera e Andrea. Considerando le belle e calde giornate di questo mese, optiamo per una cena a base di pesce e i nostri ospiti ci omaggiano con una bottiglia di bianco per accompagnare il tutto. Stappiano, introduciamo la boccia nella "Ice Bag" e in breve tempo la bottiglia é finita. 

Il vino bevuto é un Gavi 2010, della Araldica Vini Piemontesi, una delle più grandi aziende della regione. In verità più che di un'azienda, si tratta di una cooperativa che racchiude la bellezza di 300 soci e 900 ettari vitati, per oltre 6.000.000 di bottiglie prodotte l'anno.. un grande consorzio quindi, una vera e propria industria del vino. 

L'azienda di Castelboglione (AT), produce infatti una vasta gamma di vini piemontese con predominanza di uve Barbera e Cortese, da cui si ricava il Gavi in questione, che viene prodotto nel podere "La Battistina", situato proprio nel comune di Gavi, comprendente una vigna di circa 30 ettari coltivata a Cortese. Qui vengono eseguite le principali fasi di lavorazione del vino ad esclusione dell'imbottigliamento che avviene nella sede centrale di Castelboglione. 

La grande quantità e varietà di vini prodotti (almeno 40 bottiglie differenti sul mercato tra bianchi, rossi, spumante e moscato..) ha portato alla suddivisione dei vini in 6 linee produttive. Il Gavi insieme all'Arneis rappresentano principali vini bianchi piemontesi, conosciuti sia a livello nazionale che internazionale. 

Per produrre questo vino vengono utilizzate uve Cortese vendemmiate manualmente a metà settembre con fermentazione in vasche di acciaio a temperatura controllata. Possiamo dire che nell'insieme della vasta gamma produttiva dell'Araldica Vini, le tre tipologie di Gavi prodotte nella cantina "La Battistina" rappresentano il "pezzo forte" dell'azienda. 

Colore giallo paglierino, piuttosto scarico, fluido e limpido. Al naso é discreto, decisamente fine ed elegante, note floreali e di frutta matura (pera ma anche limone). Di media intensità. Al palato secco e dinamico, con una buona vena acida e minerale. Finale gradevole e di buona persistenza. Decisamente fresco e beverino. 

Nell'insieme possiamo definirlo un vino decisamente piacevole, soprattutto per chi ama i bianchi leggeri, freschi e di pronta beva. Da queste parti si preferisco i traminer e i bianchi del sud Italia, sicuramente più intensi, strutturati, polposi e aromatici, ma sono proprio le caratteristiche di semplicità e bevibilità a rendere questo vino adatto ad ogni palato. 

Servito fresco ha dignitosamente sorretto i piatti di pesci preparati dalla Betta. 

Gradazione alcolica non elevatissima (12%vol.), prezzo di mercato sulle 7 euro e facile reperibilità anche presso la grande distribuzione. 

Un vino "facile" sia da bere che da comprare quindi... senza entusiasmare ma con grande piacere possiamo definirlo un buon esempio di Gavi classico. 

Non una grande scoperta quindi, ma una buona conferma..

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Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

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...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.