domenica 27 novembre 2011

LA TERRA TREMA 2011

La Terra Trema torna anche quest'anno presso il Leoncavallo spa (so che fa un po' strano come dicitura, ma significa spazio pubblico autogestito) e siamo ormai alla quinta edizione sia per gli organizzatori (Folletto 25603 + Leoncavallo) che per il sottoscritto, pronto come ogni anno a timbrare il cartellino.

Per chi non conosce questa iniziativa mi permetto di scrivere due parole in merito prima di passare a raccontarvi dei banchi d'assaggio. Quando si parla di un'iniziativa come "La Terra Trema" non si può semplicemente parlare di vino come se fosse una degustazione qualsiasi, qui c'è molto di più.. ed é proprio quel "di più" a rendere questo evento unico e ricco di significati. Dall' autogestione a zero sponsor degli organizzatori, passando agli agricoltori e vignaioli resistenti, acquisto dei prodotti a km zero, dibattiti, concerti ecc...

Un mix di "agri-cultura", ovvero partire dalla terra, dalla materia prima e dal suo processo produttivo per creare consapevolezza nel consumatore finale. Partire dalla conquista e valorizzazione del territorio, attraverso produttori i cui prodotti parlano di una piccola rivoluzione, storie di uomini e donne, di sudore e di stagioni, un connubio forte tra agricoltura e popoli resistenti. La terra come forma di sostenibilità, non solo nel rispetto ambientale ma anche sociale, la terra da rivendicare e per cui lottare. Partire dalle radici per dare forma al cambiamento reale, per dare voce a produttori resistenti, dalla Val di Susa ai braccianti immigrati.

Credo sia importante sottolineare questo per far capire che qui, non si parla solo del prodotto fine a se stesso; la tecnica passa in secondo piano, il vino e le degustazioni sono solo un tramite, un mezzo per arrivare ad altri significati. Quindi poco importa se la temperatura del salone e dei vini serviti (parlo dei rossi) non risulta consona ad una degustazione, se i banchi d'assaggio sono un po' tutti mischiati e non suddivisi per regione, se la chiusura alle dieci ci costringe a degustare un po' tutto di corsa.

Resta il bello di una festa ricca di significati, di produttori stupendi nella loro semplicità e nei loro sorrisi, dai più freakettoni a quelli più seriosi e anzianotti, tutti disponibili a scambiare quattro chiacchere, a raccontarti dei loro vini, della loro idea di agricoltura e della loro fatica nel produrre in maniera sostenibile vini che ben rappresentano il terroir di provenienza e il carattere di chi li produce.

Se però cari lettori state pensando ad un raduno di contadini dai vini rustici e qualitativamente mediocri, vinelli da pasto e senza classe, siete assolutamente fuori strada. Qui si incontrano prodotti di livello assai alto, in alcuni casi addirittura altissimo, vini che hanno carattere ma anche eleganza, che sanno essere rustici ma anche originali e ben fatti da vignaioli e cantinieri che sanno il fatto loro, vini che parlano e possono tranquillamente mettere in fila un bel po' di decantate e spesso insignificanti bottiglie proposte dall' AIS o eno-giornalisti da strapazzo.

Questo è il buono che avanza.. vini naturali, agricolture biologiche e biodinamiche, vendita diretta, acquisto consapevole. Di soldi non ne girano un granché, ma quando sei qui non ti dispiace investire 100euro per portarti a casa un po' di buon vino, ma anche un racconto, una stretta di mano, un brindisi e soprattutto la consapevolezza che un'altro modo di vivere e interpretare il vino è possibile.

In ordine sparso parliamo degli assaggi, perché la serata è stata lunga, caotica, molto alcolica e dal risveglio pesante...

Io e il mio compagno di viaggio Stefano abbiamo assaggiato ottimi vini partendo dalla Toscana, la regione più rappresentata insieme al Piemonte. Si inizia con un dignitoso Chianti delle colline senesi proposto dalla Fattoria San Donato di San Giminiano, conferme qualitative dalla riserva di Majnoni Guicciardini  (clicca qui e leggi la recensione) e ottime sensazioni dall'azienda agricola biologica il Cerchio di Capalbio, di cui mi innamoro e acquisto il loro Ansonica, semplice e tradizionale. Ottimi risultano anche il Valmarina Sangiovese e soprattutto il Tinto, prodotto con uve Alicante, carico, profumato e rotondo. Tutto bio e zero barriques.

Due soste veloci senza grandi entusiasmi nell'assaggio del Refosco proposto dalle due cantine friulane Nicolini Giorgio e Foffani, sicuramente meglio il secondo del primo, ma non eravamo in serata per il Refosco, troppo giovane, acidino e dinamico. Ci tengo a precisare che la versione di Foffani che degusto ogni anno, rimane comunque un gran bel bere.

Andando a sud assaggiamo tutta la serie del Podere Veneri Vecchio di Benevento. Buono il Nigrum Aglianico barricato, ma soprattutto mi è piaciuto il Perdersi e Ritrovarsi, dove l'Aglianico viene assemblato con un 30% di Piedirosso, molto intenso e fruttato.

Risalendo in Piemonte tappa obbligata dai Quat Gat, Matteo, Luca e Franco (ma dov'è il quarto??), continuano a sfornare prodotti eccellenti, ruspanti e caratteristici. Il Gattinara non si discute (provata anche l'anteprima 2006 di Calligaris ancora molto "nervosa" ma già dal gran potenziale), più "easy" il Bramaterra di Matteo. Dopo un sorso di Barolo da Clerico Franceso (il Barolo è sempre il Barolo...) eccomi al banco d'assaggio che più mi ha entusiasmato in questa edizione. Trattasi della Tenuta Grillo, Monferrato, dove mi soffermo ad assaggiare e ascoltare le interessanti spiegazioni di quel genio di Guido Zampaglione, vignaiolo indipendente dallo spirito innovativo e al contempo tradizionalista. Assaggio e acquisto un Cortese strepitoso (Baccabianca). Zero lieviti, zero filtraggi, zero controllo della temperatura durante la macerazione che dura quasi 40 giorni, 12 mesi in legno grande, come dire un bianco che sembra un rosso, un Cortese come natura ci consegna. Venduto a 14 euro.. meritate. Acquisto e porto a casa anche una boccia di Pecoranera, un Freisa del 2003 assemblato con Dolcetto, Merlot e Barbera, un rosso di carattere e grande longevità. Per il sottoscritto la top cantina de "La Terra Trema 2011". Vi aspetto l'anno prossimo perché voglio acquistare la vostra ottima Barbera!!

Restando nel campo delle eccellenze, dopo la miglior cantina eccomi al miglior vino di questa quinta edizione, a cui assegno la mia personale Roncola d'Oro 2011. Sono un amante dei rossi ma il premio devo darlo ad un bianco.. siamo nelle Marche e il riconoscimente va al Verdicchio "Il Pigro" della società agricola La Marca di San Michele. 18 euro di Verdicchio non sono poche, ma le ho spese volentieri perché qui siamo una spanna sopra tutti gli altri bianchi degustati. Tutto bene, tutto bello, tutto buono. Una versione Riserva prodotta in sole 2500 bottiglie per questa cantina di Cupramontana specializzata nella produzione di Verdicchio dei Castelli di Jesi, proposto nella versione Superiore e Riserva. Un vino maturato in legno che impressiona per complessità olfattiva e per importanza al palato. Number one.

Per concludere.. anche se sicuramente avrò dimenticato qualcuno... torniamo su alcuni vignaioli classici e imperdibili de La Terra Trema, che dopo 5 edizioni possiamo definire quasi amici. Rimanendo nelle Marche ecco il "Milanese"... così ci piace definire Paolo dell'agricola Fiorano. Assaggiamo tutti i suoi ottimi prodotti da un elegante Pecorino (grazie per averci tenuto da parte l'ultima bottiglia) ai suoi rossi, espressione di un territorio unico, dal classico Piceno Superiore (clicca qui per leggere la recensione) al suo cru Ser Balduzio Riserva, 100% di Montepulciano affinato 36 mesi in botti grandi e 24 in bottiglia. Importante, tannico, ricco, strutturato ma decisamente amabile ed elegante. Un grande vino. Dimenticavo.. giusto per non farci mancare niente assaggiamo anche un goccio di ottima grappa bianca.

Risalendo in Toscana ritroviamo il Podere Prato al Pozzo di Cinigiano. Tappa fissa ormai con il suo Sangiovese di Montecucco, di cui ovviamente acquistiamo la bottiglia migliore, ovvero l'Arpagone riserva. Da buoni toscani affinamento in barriques e di recente la scelta di uscire con una versione di Cabernet Sauvignon in purezza che mi ha lasciato un po' stranito. Il prodotto é ottimo ma perché sto cavolo di Cabernet deve essere come il prezzemolo? Da nord a sud c'è sempre chi punta su questo vitigno internazionale e mi fa strano che un'azienda come questa preferisca investire su un vino del genere, anziché puntare sul più tradizionale e territoriale Montecucco D.O.C. Comunque scelta loro che rispettiamo, non vogliamo fare i criticoni e non apprezzare il lavoro di un'azienda seria solo perché si affida a vigneti non autoctoni o a tecniche di affinamento meno tradizionali.

Per concludere la tappa obbligatoria e imperdibile é dal grande vecchio, mister Aldrighetti, che dalla Valpolicella arriva ogni anno a Milano per "regalarci" a 16 euro un Amarone Classico (clicca qui per leggere la recensione) che sa entusiasmare sia per corpo ed importanza, sia per la capacità di essere armonioso, caldo e avvolgente. Molto bene anche il Ripasso, dolcino e beverino, sicuramente più snello rispetto all'Amarone, ma comunque di buona struttura.

Come sempre felici, contenti e un po' scassati rientriamo a casa con un carico di vino non indifferente, che attualmente riposa in cantina e prossimamente degusteremo (e scriveremo). Qualche euro in meno nel portafoglio ma spesi con gran piacere e con il pensiero che guarda già all'anno prossimo... pronti a scoprire qualche altro produttore ecccellente e resistente.

In alto il rombo dei trattori.. a Milano La Terra Trema.

mercoledì 23 novembre 2011

ROURE 2008 - Vi de la Terra Illa de Menorca - Binitord

...potete comunque provare questo miscuglio di uve, non ne rimarrete delusi, perché il vino è decisamente amabile e ben accompagna una cena senza richiedere troppo impegno.


Mi fa piacere tornare a parlare di vini spagnoli. Ammetto di non essere particolarmente sgamato in materia e di avere una conoscenza abbastanza sommaria del mondo enologico iberico (ma mi sto aggiornando..), anche a causa della non semplice reperibilità in Italia di questi vini (nelle enoteche si trova Italia e Francia… dalla Spagna giusto qualche bottiglia famosa dai prezzi improbabili tipo Pingus ecc..).  

Fortuna vuole che la Spagna sia una meta turistica molto frequentata e ogni tanto capita che qualche amico o parente (ringrazio quindi Gigi, Barbara e Amy) si reca da quelle parti per le vacanze e mi omaggia con una bella bottiglia. Bene, continuate così… quando viaggiate non impazzite a cercare un pensierino per il sottoscritto.. prendetemi una bella boccia… è sempre regalo assai gradito!…    

Mi ritrovo così per la seconda volta a scrivere su questo blog in merito ad un vino spagnolo e per la precisione delle isole Baleari, Minorca... quindi ancora un vino da questo arcipelago dopo il rosso della cantina Terramoll di Formentera.   

La storia vinicola spagnola è di grande importanza e tradizione, un movimento vinicolo in costante crescita e sviluppo, tanto da diventare la nazione con la più ampia superficie dedicata alla coltivazione della vite. L’attenzione internazionale nei confronti dei produttori spagnoli e dei loro vini si è avuta soprattutto negli ultimi due decenni, permettendo alla Spagna di collocarsi nei primi posti per quantità di vino prodotto ed esportato. 

Nel modo vinicolo spagnolo (e non solo ci siamo dentro pure noi..) c’è un forte contrasto tra una cultura del vino antica, autoctona, tradizionalista e il forte sviluppo commerciale degli ultimi 20 anni, che ha portato molti produttori ad installare molti vigneti di taglio bordolese, adatti a creare blend dal gusto più moderno, internazionale e parkerizzato. Un po’ come è successo dalle nostre parti, soprattutto in Toscana, dove in nome del mercato internazionale e delle centesimali valutazioni dei critici americani, si è preferito affossare il concetto di terroir e la personalità del prodotto, stravolgendo il territorio a colpi di Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot ecc… 

Purtroppo per noi, la "bodega" Binitord di Minorca rispecchia a pieno l’idea di produttore moderno e poco autoctono di cui abbiamo scritto sopra.  Questa piccola cantina creata nel 2007 conta solo 3 ettari di vigneti dove vengono coltivate molteplici varietà di uve, Cabernet Sauvignon, Tempranillo, Merlot e Syrah per i rossi, Chardonnay e Macabeo per i bianchi.

Proprio attraverso un mix di uve rosse (55% Tempranillo, 39% Cabernet Sauvignon, 4% Merlot,2% Syrah, ammazza che mischione...) si da origine al Roure 2008, il super-blend della cantina, il pezzo forte se così possiamo dire. Raccolta manuale delle uve tra fine agosto e fine settembre a seconda delle varietà. Fermentazione a temperatura controllata, 20 giorni di macerazione a cui seguono 2 mesi in acciaio inox e 6 di barriques. Gradazione alcolica 13%vol. e prezzo al consumo tra le 10-12 euro (almeno su internet..)

Alla mescita il vino si presenta di color rosso rubino intenso con riflessi violacei, abbastanza brillante, carico e fitto.. Al naso siamo accolti da un bouquet piacevole e rotondo, di media persistenza. La vena alcolica si fa sentire senza essere invasiva, lasciando in primo piano i sentori di frutta matura rossa e nera, mentre secondariamente prendono campo le note aromatiche e balsamiche, tra cui vaniglia, liquirizia, legno e spezie. Un naso che non impressiona, sicuramente non di grande finezza, ma ha il merito di non risultare troppo piatto e di lasciarsi annusare con un certo piacere. Il palato corrisponde al naso e a quello che ti aspetti da un blend costruito per essere il più possibile ruffiano e piacione... attacco morbido, con struttura snella e buona freschezza. Tannini soffici, buona rotondità e calore, acidità quasi nulla ed effetto "marmellata" al palato, con un finale di media persistenza e intensità, dolce e vanigliato.

Un vino facile quindi, dolce, piacione, moderno e... omologato. Basterebbero queste definizioni per stroncarlo... e immagino che un bevitore alla Nossiter svuoterebbe questa bottiglia nel lavandino già dopo il primo bicchiere, ma dobbiamo riconoscere a questo Roure Negre un certo spessore, che ci lascia la sensazione di aver a che fare con un vino di buon livello qualitativo, ben fatto e che si beve con grande piacere fino all'ultimo bicchiere.
Ora cari lettori e consumatori, se vi capita di andare in vacanza a Minorca avete 2 possibilità… Per i difensori del terroir e i paladini dell’autoctono, girate alla larga da questa cantina e da questa bottiglia… se invece siete amanti della marmellata e dei vini alla moda, dolci e piacevoli, investite tranquillamente 11 euro e portatevi a casa questo prodotto, nella sua categoria (blend omologato) non è poi male, anzi, l'ho trovato migliore rispetto ad altri vini simili bevuti dalle nostre. In alternativa, se non appartenete a nessuna di queste 2 categorie, potete comunque provare questo miscuglio di uve, non ne rimarrete delusi, perché il vino è decisamente amabile e ben accompagna una cena senza richiedere troppo impegno.

Personalmente prediligo vini che sanno esprimere più carattere e particolarità, ma se ogni tanto capita a tiro un vino più internazionale e moderno, cerco di berlo e di gustarmelo senza troppi preconcetti, anche se ovviamente non è semplice (e corretto) valutare un vino senza tener conto di chi, come e con che filosofia viene prodotto.

Temperatura di servizio sui 18°C, abbinamento gastronomico con piatti a base di carne non troppo carichi e saporiti (lo vedo bene per una grigliata estiva ad esempio..), consigliato per accontentare gli ospiti o come regalo post-vacanza, soprattutto se non conoscete bene i gusti del destinatario, perché questo é un vino che può piacere un po' a tutti. Rapporto qualità prezzo abbastanza adeguato, anche se con 10-12 euro si possono acquistare vini che hanno molte più cose da dire.

lunedì 21 novembre 2011

I MIEI PRIMI 10.000 > OMAGGIO, TRIBUTO, RICONOSCIMENTO

Un breve post per condividere, i miei primi i 10.000 click. 

Ebbene si, c'è voluto un anno per raggiungere questo piccolo traguardo, probabilmente ridicolo rispetto ai numeri che girano sui siti internet più visitati o i click di un blog professionale, ma per un metalmeccanico del vino come me, é già motivo di soddisfazione. Tra la giornata passata in fabbrica, il tempo da dedicare a casa e famiglia, quello per la Totem E20 (sono socio di una coop. sociale e mi occupo dell'organizzazione di eventi culturali insieme ad altri soci.. diciamo che sono membro di una "banda"..), il tempo da dedicare alle mie altre passioni di vecchia data (musica, cinema ecc..) non é sempre facile aggiornare il blog, stare "sul pezzo", interagire e aggiornarsi... soprattutto nei confronti di altre decine di blogger infoiati che lavoro a stretto contatto con il mondo del vino come eno-giornalisti, sommelier ecc... .. ogni tanto penso a "chi me lo fa fà" e mi vien voglia di godermi una boccia di vino spaparanzato sul divano mentre lecco un cartina e mi guardo un bel film. 

Sapere invece che qualcuno ha piacere a leggermi mi rallegra, conforta e soprattutto stimola nell'andare avanti a scrivere. 

Ragion per cui (sono ancora sotto effetto Frankie Hi-Nrg Mc dopo il suo live di sabato....non siamo più negli anni '90 ma le tue parole bruciano ancora fratello!!) voglio fare un "Omaggio, Tributo, Riconoscimento" a tutti gli internauti che sono venuti a farsi un giro sul mio blog, appassionati, amici, curiosi o vignaioli che siano. 

Ammetto che il Blog é nato per l'esigenza di crearmi un archivio e una memoria storica delle bottiglie bevute; poi però mese dopo mese, post dopo post, mi sono preso bene e devo ammettere che mi piace molto avere uno spazio condivisibile, dove poter scrivere liberamente della mia passione per il vino e discuterne qualche opinione con produttori e appassionati.

Non sono un grande esperto, non sono mai stato uno smanettatore, mi interessa poco "spaccare" su internet, avere un sacco di visite o trasformare il blog in un lavoro... non ho mai avuto aspirazioni da blogger professionista e non ho mai detto "da grande farò il blogger",  però mi piace l'idea che 10.000 persone abbiano cliccato su qualcosa fatto da me e partorito solo dalla parte sana della mia mente. Probabilmente ci sono arrivati per sbaglio, ma chissà, può essere che almeno un migliaio di loro (sarebbe il 10%...mmm...forse sto esagerando..), va bé... diciamo almeno un centinaio di loro, si sono soffermati a leggere qualcosa e a sviluppare un pensiero critico in merito a quello che ho scritto. 

Ringrazio quei pochi che mi hanno fatto i complimenti tanto quelli che mi hanno fatto delle critiche, soprattutto chi mi ha detto di scrivere troppo e non avere un format adatto per internet. Mi piace scrivere, mi piace esprimere un pensiero su quello che bevo e su come viene prodotto... per gl amanti dei trafiletti e le tabelline riassuntive esistono le librerie... sono piene di guide sul vino scritte da persone più esperte di me... 

Per concludere un abbraccio a tutti gli amici che conoscendo questa mia passione mi regalano vino (continuate così..) ma soprattutto sommelier ed eno-esperti che leggendo qualche mio post hanno pensato che il sottoscritto di vino non ci capisce un cazzo... perché hanno incredibilmente ragione... Stay Tuned.. al prossimo post..

venerdì 18 novembre 2011

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale. 


Non so che rapporto avete cari internauti con gli acquisti, io personalmente (a parte la spesa per casa) pessimo. Devo ammetterlo, acquistare direttamente su internet, senza dover sgomitare con decine di persone che nello shopping hanno  il loro hobby preferito, è molto più rilassante, a volte anche conveniente, ma spesso ci rimane il dubbio di una potenziale fregatura  e purtroppo questo vale anche per l’acquisto di  vino. Gli eno-shop on-line sono ben riforniti e con prezzi interessanti, ma sappiamo come sono conservate le bottiglie? Arriveranno integre?? E se c’è qualcosa che non va o il corriere non mi trova a casa?? 

Prezzo a parte meglio andare direttamente in enoteca… ad appassionati e fanatici del vino, piace passare parecchio tempo al loro interno…perdersi tra migliaia di bottiglie e decine di annate differenti… e magari ci scappa pure un assaggio gratuito.. 

Ad esempio… il sottoscritto oltre che amante del buon bere è da sempre appassionato di musica, quindi… come oggi mi piace districarmi con passione nel mondo del vino, dai 15 ai 30 anni (e un po’ ancora adesso come organizzatore di eventi) mi è sempre piaciuto essere parte attiva della scena musicale locale. Prima si macinavano chilometri per andare a concerti e festival, oggi per degustazioni e week-end da  eno-turisti, su e giù per le cantine. Prima si accantonavano le lire nel salvadanaio per comprare i dischi, oggi si cerca di risparmiare qualche euro per impreziosire la cantina con qualche buona boccia.  Si leggevano le riviste musicali ed eravamo “fanzinari”, oggi navighiamo in internet e facciamo i blogger…  una sola cosa è rimasta invariata nel tempo... la passione e il negozio.

Anzi più che il negozio lui… il venditore, il primo punto di contatto tra l’appassionato e l’oggetto del desiderio. Il sabato pomeriggio era un rito il giro in centro e il tour dei negozi di dischi, stesso discorso quando si marinava la scuola, ore passate a guardare copertine di cd e 33 giri, alla scoperta di un nuovo gruppo o alla ricerca del disco introvabile. Oggi con meno tempo a disposizione e qualche capello bianco in più è la stessa identica cosa, il rituale non cambia. 

Per chi come il sottoscritto (sono di Varese) non abita in area vitivinicole (quindi a contatto diretto con i produttori) o per chi abita in grandi città, l’enoteca rappresenta un luogo di culto. Ci piace andarci, guardare le bottiglie allineate sullo scaffale, toccarle con mano, leggerne le etichetta, consultare il prezzo, cercare la bottiglia di cui hai letto un gran bene su un blog , vedere se è arrivato qualcosa di nuovo o un’annata particolare. Noi in enoteca ci dobbiamo restare delle ore prima di decidere se e cosa comprare, perché ci piace stare li, circondati dalle bottiglie e non possiamo rischiare di arrivare a casa con il vino sbagliato.

Quindi lancio un appello a tutti i gestori e commessi di enoteche… signori quando entriamo nel vostro esercizio “NON CI STRESSATE”. Lasciateci liberi di perderci tra gli scaffali, di guardare, leggere e capire, tanto lo sapete che un appassionato di vino non può entrare in enoteca ed uscire a mani vuote. Evitate appena apro la porta di chiedermi cosa sto cercando perché non lo so, evitate di starmi attaccati al sedere mentre spulcio gli scaffali perché  non voglio avere fretta e soprattutto non chiedetemi quanto voglio spendere perché non lo so, sto cercando la bottiglia giusta al miglior prezzo,  magari spero di trovare l’offerta del secolo, o come a volte accade sto investendo i risparmi di un mese di lavoro e ho il diritto di essere lasciato in pace a scegliere la bottiglia che fa per me o no?? 

Tanto cari i miei enotecari incravattati che mi guardate dall’alto verso il basso, se ho bisogno di un consiglio o voglio chiedere qualche delucidazione vengo io da voi… e soprattutto non pensate sempre che chi entra in enoteca deve fare un regalo o andare ad una cena e non sa che pesce prendere. 

Non è un attacco alla categoria il mio, durante i miei eno-tour lungo le strade del vino ho spesso incontrato interessantissime enoteche con gestori in gamba e alla mano, persone che puntano sui prodotti autoctoni,  che lavorano con passione e sanno ben consigliarti delle chicche interessanti senza spennarti troppo… 

Qui in città invece, molti gestori pensano soprattutto a vendere e se solo ti dimostri un po’ titubante partono subito all’attacco, prima ti propongono le bollicine, poi quando fai capire che vuoi un bel rosso allora partono con i supertuscan o con qualche blend improbabile che devono cercare di sbolognare… Cari enotecari di città… sbloccatevi un attimino, uscite dal personaggio e abbiate più rispetto e meno pregiudizi nei confronti dei vostri clienti. 

Ma davvero pensate che il vostro negozio sia talmente esclusivo da  doverci accogliere in giacca e cravatta convinti che in enoteca ci va solo la borghesia cittadina, mentre noi proletari ci beviamo San Crispino?? Pensate davvero di essere così esclusivi quando allestite le vetrine con bottiglie di Crystal, Sassicaia, Tignanello, Banfi, Frescobaldi, Ca del Bosco ecc… ?? Sappiate che risultate  fuori moda., scontati e banali. E smettetela di guardarmi male solo perché non ho il cappotto blu, la sciarpa bianca e 50 anni. Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale. 

Lasciateci il tempo che meritiamo e non insospettitevi se dopo 15 minuti non abbiamo ancora trovato la boccia giusta. Abbiate più rispetto per i vostri clienti o almeno abbiatene per noi che le bottiglie da recensire nel blog ce le compriamo tutte e che alle degustazioni andiamo pagando. Noi che di giorno facciamo i metalmeccanici ma che amiamo dedicare il nostro tempo libero al mondo del vino, con cuore, passione e anche sacrifici… che per bere una bottiglia di Barolo con la B maiuscola, dobbiamo farcela regalare da nostra moglie a Natale. Noi che pensiamo al vino come ad una nobile forma d’arte e non ad un prodotto per nobili.

Quindi.. lasciateci tranquilli quando siamo in enoteca, siamo come dei bambini in un negozio di giocatolli, ma siamo adulti e vogliamo poter scegliere…

lunedì 14 novembre 2011

VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Az. Agr. Anfossi

...l’agricola Anfossi riesce a regalarci un Vermentino apprezzabile, senza punte di eccellenza certo, ma che riesce a farsi amare e a progredire sorso dopo sorso, riuscendo a svelare qualità solo apparentemente soffocate.



Domenica è stata una bellissima giornata di sole, sembrava Maggio e non Novembre, con almeno 3 eno-appuntamenti interessanti che ci attendevano, ma considerando che la meta più vicina era Dogliani e non avevamo voglia di fare troppi sbattimenti, decidiamo di rimanere a casa e sfruttare la bella giornata “primaverile” per fare un po’ di giardinaggio; tra poco inizierà a far freddo e bisogna preparare piante e prato al lungo inverno.

Quindi piacevole mattinata da “pollice verde” e a seguire 2 orate grassottelle a cui abbino una fresca boccia di Vermentino Ligure.

Sono svariati i motivi che mi hanno spinto verso questa bottiglia… per prima cosa avevo solo 2 bianchi in casa, quindi tra Vermentino e Muller Thurgau (di cui non sono proprio un appassionato..) punto deciso sul primo… che tra l’altro ho acquistato a fine agosto in un’enoteca di Noli, carinissimo borgo della riviera di ponente, nei pressi del quale ho passato un piacevole week-end estivo per rinfrescarmi e rilassarmi al mare, dopo quasi 20 giorni di Marocco. Quindi stappare questa boccia evoca piacevoli ricordi turistici.

Poi ovviamente non si poteva non stappare una bottiglia per festeggiare il fatto del giorno… ovvero la fine della dittatura, le dimissioni del nano. Una nuova fase ci attende e torniamo a sperare... In fine non posso non pensare a quanto è successo in questi giorni in Liguria, l’alluvione che purtroppo ha travolto Genova e soprattutto la prov. di La Spezia. Ci tenevo quindi a stappare un vino della Liguria, in memoria e omaggio a quelle persone che non ce l’hanno fatta e a quelle che si stanno facendo il mazzo tra mille difficoltà per farcela. Un omaggio alle 5 Terre, un posto unico al mondo, un incanto per noi eno-turisti, con quelle vigne arroccate a strapiombo sul mare da cui si ricavava un bianco stupendo, molte delle quali oggi non ci sono più, rase al suolo da un'ondata di fango.

Fatte le dovute premesse passiamo a parlare del bevuto.. Allora dicevamo…Vermentino della riviera di Ponente, Az. Agr. Anfossi vendemmia 2010, pagato 10 euro in enoteca.

Si sa che la Liguria per ragioni morfologiche è terra non facile da coltivare, le vigne sono terrazzate su pendii scoscesi e il lavoro delle az. Vinicole risulta spesso difficile e faticoso. Gli appezzamenti sono spesso di pochi ettari e il territorio è costellato da tanti piccoli produttori, oserei dire artigiani del vino, poche bottiglie prodotte ma vini che ben sanno esprimere il territorio su cui sorgono.

Sono principalmente 3 i vini liguri, ovvero il Rossese  di Dolceacqua per i rossi, Vermentino e Pigato per i bianchi, a cui possiamo aggiungere il bianco delle 5 Terre e il famoso passito Sciacchetrà.

Possiamo affermare che il Vermentino ligure più interessante è quello denominato “Colli di Luni D.O.C.” prodotto a levante, in provincia di La Spezia, al confine con la Toscana, fermo restando che anche a ponente, nelle provincie di Savona, Imperia  e Genova si riescono a trovare bottiglie davvero interessanti.  

Ne è un esempio questa versione dell’ Az. Agr. Anfossi, sita a Bastia d'Albenga (Sv), nata nel 1919 e specializzata fin dal 1931, nella produzione di vino che conta oggi quasi 80.000 bottiglie commercializzate.

Il Vermentino che assaggiamo oggi é prodotto con il 100% di uve Vermentino provenienti da un vigneto di 6 ettari e alla mescita si presenta di color giallo paglierino scarico, con  riflessi dorati, fluido e limpido. Naso e palato sono in sintonia, nel rappresentare un vino senza acuti ma di buona finezza. Al naso non spicca certo per intensità aromatica, anzi, le note fruttate, floreali e soprattutto quelle minerali affiorano in superficie molto lentamente, anche la vena alcolica (siamo comunque a cospetto di un bianco da 13%vol.) rimane in secondo piano e molto lentamente spinge un bouquet che ci viene quasi sussurrato. Se da una parte ne apprezziamo la delicatezza dall’altro avremmo preferito una struttura olfattiva più complessa, intensa e decisa. Al palato il vino mantiene equilibrio e morbidezza. Se il naso ci è apparso un po’ scarico, dobbiamo ammettere che all’assaggio, delicatezza e finezza risultano essere il vero punto di forza di questo Vermentino. Fresco, piacevole e di facile (ma non banale) beva, sapido, giustamente acido e amarognolo accompagna alla perfezione il nostro piatto di pesce.

A differenza di altri bianchi molto più carichi, polposi e grassi, che alla lunga rendono la beva un po’ pesante, qui pur mancando in mordente e carattere, siamo al cospetto di un bianco che gioca sull’equilibrio, la fragranza e la lenta scoperta delle sue caratteristiche aromatiche e minerali,prima di abbandonarci in un finale amarognolo che rilascia una buona sensazione di freschezza e ci invita a versarci un altro bicchiere.

Pur non essendo al cospetto di un grande bianco, l’agricola Anfossi riesce a regalarci un Vermentino apprezzabile, senza punte di eccellenza certo, ma che riesce a farsi amare e a progredire sorso dopo sorso, riuscendo a svelare qualità solo apparentemente soffocate.

Questo per me è un gran pregio, rispetto ad altri vini  caricati a molla, che ti entusiasmano inizialmente ma a metà degustazione sono già morti e sepolti.

Rapporto qualità prezzo non esaltante ma comunque corretto (10 euro), servire fresco per accompagnare piatti di pesce o della tradizione ligure (pesto-patate-fagiolini…).

Nessun motivo per esaltarci, ma anche nulla da recriminare.. come dire vittoria di squadra 1-0, con un po' di fatica ma con buone giocate. Un'altro esempio della crescita vitivinicola della regione Liguria. 

lunedì 7 novembre 2011

BARBARESCO SORI' BURDIN 2006 - D.O.C.G. - Az. Agr. Fontanabianca

...Solo dopo qualche sorso riesci a prendere confidenza, a riconoscere un vino che dimostra carattere senza essere muscoloso. Decisamente avvolgente, ne apprezzo tanto l'austerità iniziale quanto la lezione di classe e finezza che riesce a trasmettere, prima di abbandonarci lentamente in un finale di grande persistenza che sembra non finire mai.


Sarà che sono ancora sotto l'effetto del Nebbiolo Grapes di settimana scorsa, ma ieri sera, quando sono sceso in cantina per prendere una bottiglia non ho avuto dubbi.. anche senza ospiti o qualcosa di speciale da festeggiare era giunto il momento di assaggiare il Sori Burdin 2006, il gran cru di Fontanabianca.

La curiosità su questo vino era tanta, ne ho sempre sentito parlare molto bene e dopo aver assaggiato alcune ottime versioni di Barbaresco al Nebbiolo Grapes, volevo capire se poteva reggere il confronto, ad esempio, con le ottime versioni di Sottimano e soprattutto capire quanto si differenzia un Barbaresco da viticoltura "naturale" rispetto ad uno "convenzionale".

Siamo al cospetto di un'altra superba espressione del vitigno più aristocratico e pregiato che abbiamo in Italia, ovvero il Nebbiolo. Il Babaresco oltre all'omonimo comune, viene prodotto a Treiso, San Rocco e Neive, dove ha sede l'azienda agricola Fontanabianca. Costituitasi nel 1969, oggi é gestita da Bruno Ferro (saremo mica parenti?!) e Pola Aldo, che da circa 14 ettari di vigneti ricavano quasi 50.000 bottiglie l'anno, suddivise nelle tipiche espressioni piemontesi come l'Arneis e lo Chardonnay per i bianchi; mentre per i rossi Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e soprattutto Barbaresco, il vero punto di forza di questa cantina.

Trattasi di una azienda agricola medio-piccola a conduzione familiare, che punta molto sulla qualità del prodotto e la viticoltura naturale, nel rispetto del territorio e delle tradizioni, strizzando però l'occhio alle più moderne tecnologie di cantina, allo scopo di ottenere un vino che sappia coniugare il terroir e il carattere di un vino tradizionale, con un approccio e un gusto che possa comunque risultare moderno e internazionale, in grado di accontentare sia i tradizionalisti che i modernisti.

Questo equilibrio tra "tradizione" e "modernità" calza a pennello per descrivere questo Sori Burdin. Trattasi del gran cru dell'azienda, prodotto da uve Nebbiolo in purezza, provenienti da un appezzamento di 4 ettari esposto a sud, denominato appunto Bordini, il più importante vigneto dell'azienda. La raccolta dell'uva avviene manualmente a fine ottobre e terminato il processo di macerazione e fermentazione, il vino viene lasciato a riposare per 15 mesi in barriques, per poi concludere l'affinamento in bottiglia per circa un anno.
Siamo quindi di fronte ad una versione di Barbaresco più moderna, diciamo "barricata", metodo che molti vignaioli utilizzano negli ultimi anni (ma qualcuno si sta ricredendo...), al cospetto della tradizione che prevede l'affinamento in botti grandi.

Alla mescita il vino si presenta di color rosso granato con riflessi arancio, di buona limpidezza e fluidità. Al naso dimostra subito un gran carattere. Attacca intenso e vinoso, si fa sentire una decisa vena alcolica (14%vol.) che da persistenza e profondità ad un bouquet strutturato e complesso. Frutta rossa come lampone e ciliegie lasciano campo a note speziate e floreali, per concludere con sentori di cuoio, legno, vaniglia e caffè tostato. Etereo ed evocativo, per un naso da meditazione. Al palato manca un po' di equilibrio, dimostrandosi da subito un vino tosto e di grande struttura. Teso, secco, tannico, intenso, robusto, legnoso, potente. Solo dopo qualche sorso riesci a prendere confidenza, a riconoscere un vino che dimostra carattere senza essere muscoloso. Decisamente avvolgente, ne apprezzo tanto l'austerità iniziale quanto la lezione di classe e finezza che riesce a trasmettere, prima di abbandonarci lentamente in un finale di grande persistenza che sembra non finire mai.

Nell'insieme un gran Barbaresco, forse non proprio amabile o di facile beva, ma sicuramente di ottima struttura, ricco e complesso, direi quasi una versione "baroleggiante" se mi consentite il termine. Un vino di questo spessore può sicuramente invecchiare ancora qualche anno in cantina, per acquisire quella rotondità che un po' gli manca. Siamo al cospetto di un vino longevo dalle grandi potenzialità evolutive.

Pur non essendo un amante delle guide e delle valutazioni all'americana (le sensazioni che proviamo bevendo il vino sono talmente soggettive che non capisco come si possa valutarlo in centesimi, come se stessimo parlando di una scienza perfetta...come fai a dire che un'annata vale 90 e l'altra 91?? ), devo ammettere che la sfilza di bicchieri, grappoli e stelle che nel corso degli ultimi anni hanno accompagnato le recensioni di questo Sorì Burdin, sono più che giustificate, tanto da posizionare Fontanabianca tra le cantine più rinomate nella produzione di Barbaresco.

Note di servizio... temperatura di mescita (sui 18°C), ossigenazione non inferiore ad 1 ora, accompagnamento gastronomico con i piatti "robusti" della tradizione piemontese (brasati, stufati, selvaggina ecc..), ma per quanto mi riguarda meglio utilizzarlo come vino da meditazione, magari con grissini e formaggi saporiti. Il prezzo é piuttosto impegnativo, come il vino d'altronde, quindi se volete provarlo preparatevi ad un esborso tra le 35-40 euro.

Lasciamo nel cassetto considerazioni e integralismi sull'utilizzo delle barriques, una tecnica che a molti fa storcere il naso, soprattutto se utilizzata nell'affinamento dei grandi classici piemontesi, vini che più di ogni altro rappresentano la storia, la tradizione e la cultura del vino made in Italy. Personalmente faccio il tifo per le botti grandi, ma il Sorì Burdin é una bottiglia da provare assolutamente, un Barbaresco che pur con qualche eccesso di rovere, teme pochi confronti nella sua categoria. Finezza, eleganza e struttura, tutto quello che si pretende da un grande vino, aggiungeteci anche che é un vino sano, perché Fontanabianca può essere considerata una cantina "naturale"... non aggiungo altro...

martedì 1 novembre 2011

NEBBIOLO GRAPES 2011

Eccomi qua a raccontarvi la bella degustazione che ho fatto al Nebbiolo Grapes 2011, il convegno internazionale sul (sua maestà) vitigno Nebbiolo, che quest'anno si é svolto a Stresa. Vista la vicinanza non potevo lasciarmi scappare questa "doppia occasione". 

Per prima cosa la possibilità di degustare i vini a base Nebbiolo di ben 103 produttori tra Valtellina, Langhe, Alto Piemonte, Valle d'Aosta e 5 paesi extra-europei. In secondo luogo, l'opportunità di fare un giro all''interno dei mitici Grand Hotel di Stresa, come il Regina Palace e l'Hotel Des Iles Borromées. Oddio non é proprio il mio stile, chiaramente se potessi investire 1000 euro a fondo perso, acquisterei deciso una bottiglia di Romanée-Conti piuttosto che alloggiare una notte nell'Imperial Suite, ma sono comunque due monumenti di fine 800, che rappresentano l'emblema del lusso estremo e di una nobiltà ormai decaduta. Oggi sono pochi "i signori" che vengono ad alloggiare in questi super Hotel, che quindi si adeguano ad ospitare convention e congressi aziendali. Comunque c'era curiosità in merito.

Prima di raccontarvi il mio personale tasting notes del banco assaggi, mi permetto di scrivere un paio di considerazioni in merito all'iniziativa. Ci tengo a precisare che é stata veramente una gran bel evento. Mi é piaciuto molto, non solo perché considero il Nebbiolo il numero uno dei vitigni made in Italy, ma soprattutto per l'alta qualità dei produttori presenti. Ci tengo anche a precisare che per ben 2 pomeriggi i banchi d'assaggio erano aperti al pubblico. Con solo 10 euro chiunque poteva liberamente degustare tutti i grandissimi vini presenti (e in molti casi si parla di bottiglie che tranquillamente viaggiano oltre le 40 euro, insomma non proprio rossi che capita di bere tutti i giorni!!), con una bella sacca omaggio con mezzo chilo di riso, il calice per la degustazione, un cavatappi serigrafato, del materiale informativo ecc... e già questo vale il prezzo d'ingresso. Purtroppo le 3 ore di tempo a nostra disposizione non sono state sufficienti per assaggiare tutto o riuscire ad effettuare una degustazione organizzata in base ai produttori o alla tipologia di vino, anche se seguiamo più o meno il percorso del banco assaggi, partendo dall'alto Piemonte, passando per Langhe, Valtellina e i vini internazionali. Nel complesso quindi grande soddisfazione per questa iniziativa e per gli ottimi vini bevuti. 
Di contro (questa considerazione é emersa soprattutto parlando con i produttori valtellinesi), l'infelice scelta di dislocare il banco d'assaggio in 2 hotel separati, rendendo la piccola sala dell'Hotel Des Iles Borromées, meno frequentata e animata rispetto alla sala più grande del Regina Palace che inglobava tutti i produttori piemontesi (quasi l'80% delle cantine presenti). Secondo punto.. l'iniziativa non é stata molto pubblicizzata, ed é un vero peccato che molti appassionati si siano persi l'oppurtinità di venire a Stresa a degustare tanto ben di dio. Ovviamente questo ha giocato a nostro favore, permettendoci di degustare con molta più tranquillità e fare quattro chiacchere con produttori e sommelier. 

Passiamo alle degustazioni che é sicuramente la cosa più interessante... a mio avvisi tutti i vini assaggiati si sono dimostrati assolutamente all'altezza e di gran livello, tanto per intenderci nel voler dare dei voti potremmo dire dal 7 al 9, dimostrando ancora una volta quanti grandi vini si possono ottenere da questo incredibile vitigno.

ALTO PIEMONTE:

  • GHEMME 2006 - Antichi Vigneti di Cantalupo voto:☺☺☺½
  • GHEMME 2004 - Torraccia del Piantavigna ☺☺☺☺
  • BOCA 2007 - Antonio Vallana voto:☺☺☺☺
  • GATTINARA 2006 -  Az. Agr. Antoniolo voto: ☺☺☺½
  • GATTINARA OSSO SAN GRATO 2006 - Az. Agr. Antoniolo voto:☺☺☺☺☺
  • GATTINARA 2005 - Az. Vitivinicola Caligaris Luca voto:☺☺☺☺
  • GATTINARA RISERVA 2003 - Cantina Sociale di Gattinara voto:☺☺☺½
  • GATTINARA RISERVA 2004 - Cantina Sociale di Gattinara voto:☺☺☺
  • GATTINARA 2005 - Torraccia del Piantavigna ☺☺☺☺

CONSIDERAZIONI:
Posso fare di tutta l'erba un fascio?? Allora un bel 8 complessivo a tutti i produttori dell'alto Piemonte. Ci sono una serie di motivi che mi permettono di posizionare quest'area vitivinicola nelle prime posizioni nazionali. Non solo i loro ottimi vini a base Nebbiolo, ma soprattutto un insieme di cantine storiche affiancate da parecchi nuovi produttori, che lavorano in simbiosi con il territorio nel segno della tradizione. Una zona ancora poco conosciuta ai più, Gattinara a parte, altri ottimi vini come il Ghemme, il Boca o lo Spanna sono ancora vini "locali", non sempre reperibili al di fuori delle zone di origine. Le cantine e i vigneti sono piuttosto piccoli, le bottiglie prodotte sono spesso poche migliaia, l'affinamento avviene orgogliosamente in botti grandi e per lungo tempo, insomma tutto nel segno della tradizione e della cultura vinicola, vini che sanno essere di grande spessore e qualità pur mantenendo una "rusticità" di fondo. Terroir e tradizione contadina qui si fanno ancora sentire. Mi viene da dire vignaioli che non se la tirano. Se posso esagerare la mia piccola Borgogna! (attenzione ho scritto esagerare!). 

Tra i vini assaggiati non posso non decantare Antoniolo e il suo Grand Cru Osso San Grato. Risulta quasi difficile utilizzare l'etichetta Gattinara per questo vino. Sicuramente una spanna sopra tutti, di una finezza ed eleganza senza pari, con un naso infinito in continua evoluzione. Grande pulizia. Di contro mi sento di segnalare anche il Gattinara Riserva della Cantina Sociale. Cooperative e Cantine Sociali sono spesso etichettate come produttori di "vini per il popolo", basso costo e qualità spesso non all'altezza. Anche in questo caso da un punto di vista organolettico abbiamo a che fare con un Gattinare minore, ma non posso non assegnare il premio simpatia, per la gioiosa, genuina e calorosa accoglienza dei due anziani signori (marito e moglie) del banco d'assaggio. Nello spirito della cantina sociale, due persone che ti raccontano del loro vino e delle loro terra, con orgoglio e gioia, evitando l'effetto "ingessato" di alcuni sommelier in divisa d'ordinanza. Il vino dimostra comunque il carattere e l'austerità che ti aspetti da un buon Gattinara. Decisamente meglio l'annata 2003 rispetto al 2004 che si dimostra più piatto e meno spinto. Diciamo che questo Gattinara 2003 vince anche il premio qualità/prezzo (solo 10euro in cantina!!). Per il resto rimane su altissimi livelli Torraccia di Piantavigna, sia il Ghemme che il Gattinara sanno farsi amare, sia per austerità che per corpo e calore, dal naso fine e dal caratteristico finale amarognolo. Concludendo con i Gattinara, ecco l'ottima versione di Luca Caligaris, che spero di incontrare all'edizione di fine novembre de La Terra Trema, insieme al suo vino che si é dimostrato il più rustico del lotto. Ultima menzione per Antonio Vallana, un Boca tradizionale, con naso e palato particolarmente pulito e gradevole, armonico, equilibrato e dal retrogusto dolciastro.

LANGHE:

  • BARBARESCO 2008 - Az. Agr. Pelissero Pasquale voto:☺☺☺½
  • BARBARESCO COTTA' 2008 - Az. Agr. Sottimano voto:☺☺☺☺½
  • BARBARESCO PAJORE' 2008 - Az. Agr. Sottimano voto:☺☺☺☺½
  • BARBARESCO OVELLO 2008 - Cascina Morassino voto:☺☺☺☺
  • BAROLO CHIRLET 2007 - Az. Agr. Simone Scaletta voto:☺☺☺☺
  • BAROLO SORANO COSTE & BRICCO 2007 - Cantine Ascheri Giacomo voto:☺☺☺☺☺
  • BAROLO SORANO 2007 - Cantine Ascheri Giacomo voto:☺☺☺☺½
  • BAROLO PISAPOLA 2007 - Cantine Ascheri Giacomo voto:☺☺☺☺½
  • BAROLO BRICCO ROCCA 2007 - Cascina Ballarin voto:☺☺☺☺½
  • BAROLO BRICCO ROCCHE BRUNATE 2007 - Ceretto Aziende Vitivinicole voto:☺☺☺½

CONSIDERAZIONI:
I vini delle Langhe sono per il sottoscritto al primo posto assoluto nel panorama vitivinicolo italiano. Il Barolo é il vino. Punto. La più alta espressione del vitigno Nebbiolo. Questa é l'area vinicola italiana più vicina alla Borgogna, qui le vigne sono sezionate e suddivise per dare vita non a semplici e generici Barolo, ma a dei grandi cru. Peccato che rispetto all'area di Gattinara, nelle Langhe si stia perdendo un po' il contatto e il rispetto per la terra, lasciando troppo spesso spazio ad innovazione, internazionalizzazione, marketing ecc.. perdendo così l'anima che storicamente contraddistingue questi grandi vini. Giusto per intenderci, c'è sempre più bisogno da queste parti di vignaioli "resistenti" come lo era il compianto Bartolo Mascarello e un po' meno di "mostrifici" che poco hanno a che fare con la poesia che un vino antico come il Barolo dovrebbe trasmettere. (come altro definire se non "mostro" l'acino di Ceretto!?? vedi la foto). 

Tra i vini degustati menzione speciale per le 3 versioni di Barolo proposte da Ascheri. Semplicementi sublimi, soprattutto il Sorano Coste & Bricco, vincitore per il sottoscritto del primo posto assoluto della rassegna. Un vino assolutamente completo che sa coniugare potenza e finezza, articolato, pieno, ricco, evocativo. Ad avvicinare il Barolo di Ascheri c'è il Bricco Rocca della Cascina Ballarin, una versione più classica, bello pieno al palato e ricco al naso. Nota di merito a Simone Scaletta, sia per la bella veste grafica delle sue etichette, sia per l'ottima beva del suo Barolo, ricco di frutta rossa fragrante e un tannino bello presente. Come si dice "nuovi viticoltori crescono" e grazie a dio c'é del buono. Sarebbe bello poter riprendere questi vini tra una decina di anni.. Spostandoci a Barbaresco continuiamo a volare alti, anche se rimango dell'idea che il Barolo rimanga una spanna sopra tutti. Meritano sicuramente entrambe le versioni di Sottimano. Un vino già ottimo per persistenza, corpo e struttura, ma che lascia presagire possibili evoluzioni nel tempo. Quasi baroleggiante. Davvero un maestro nella produzione di Barbaresco. Impressionato.

VALTELLINA:

  • SASSELLA RISERVA ROCCE ROSSE 1999 - Soc. Agr. AR.PE.PE voto:☺☺☺☺½
  • SASSELLA RISERVA ULTIMI RAGGI 2004 - Soc. Agr. AR.PE.PE voto:☺☺☺☺
  • SASSELLA RISERVA STELLA RETICA 2006 - Soc. Agr. AR.PE.PE voto:☺☺☺☺½
  • SFURSAT FRUTTAIO CA' RIZIERI - Casa vinicola Aldo Rainoldi voto:☺☺☺☺
  • SFORZATO DI VALTELLINA - Casa vinicola Pietro Nera voto:☺☺☺☺
  • SFURSAT DI VALTELLINA 5 STELLE - Nino Negri voto:☺☺☺☺½

CONSIDERAZIONI:
Purtroppo arrivo ai vini della Valtellina a fine degustazione, anche perché, come dicevo sopra, il banco assaggi era dislocato in un'altro hotel rispetto alle cantine del Piemonte. La parte del leone spetta ovviamente ad AR.PE.PE, in effetti non vedevo l'ora di assaggiare i suoi tanto decantati vini. Le aspettative non sono state tradite, impressiona soprattutto il Rocce Rosse, un vino che scalfisce il tempo, asciutto, teso, lineare, austero, ma con grande finezza. Davvero particolare e la sensazione di avere a che fare con un grande vino, quasi antico. Più giovane, snello, fresco e subito appagante é invece il Sassella Stella Retica, davvero ottimo già al primo sorso, dimostrazione di come si possa ottenere un vino di grande piacevolezza ma anche complesso e strutturato. Il tempo non potrà che renderlo ancora più grande. Sugli Sfursat la conferma del 5 Stelle di Nino Negri, un grande classico della Valle; mentre é ottima per piacevolezza di beva la versione molto aromatica e fruttata di Rainoldi.



EXTRA EUROPA:
  • NEBBIOLO CORONAMENTO 2004 - Pizzini Wines - King Valley (Australia) voto:☺☺☺½
  • NEBBIOLO 2007 - La Joya Magoni Agricola - Colle Santa Maria (Messico) voto:☺☺☺½

CONSIDERAZIONI:
Sono ormai le 19.00, orario di chiusura del banco di assaggio. Riesco al volo ad assaggiare un Nebbiolo australiano e uno messicano. Prodotti ottimi e ben costruiti, anche se rispetto ai vin italiani manca qualcosa, risultando più semplicistici, meno variegati e raffinati, diciamo con qualche difetto di gioventù. Pur essendo paesi con una tradizione e cultura vinicola inferiore alla nostra, si dimostrano comunque Nebbioli di valore, prodotti da vignaioli che in futuro possono solo far crescere i loro vini.

Nell'insieme 26 vini degustati con grandi eccellenze, ma soprattutto 26 espressioni di un vitigno che più di altri riesce ad evocare grandi emozioni.

P.S. Nonostante la location e la rassegna in alcuni momenti ci é sembrata un po' troppo "istituzionale", alla chiusura del banco d'assaggio con un bel po' di ottimo vino in corpo, non abbiamo potuto far altro che lasciare spazio allo spirito festaiolo che deve sempre accompagnare una bella bevuta. Quindi dentro l'ascensore per un su e giù tra i piani dell'Hotel Des Iles Borromées. Un po' di "caciara" ci vuole sempre!

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CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.