martedì 6 novembre 2012

VINI DI VIGNAIOLI 2012 - Fornovo Taro


Il primo novembre di giovedì é l'occasione giusta per qualche giorno fuori casa. 2 mesi di lavoro dopo l'ultima esperienza messicana, sono sufficienti per richiedere qualche giorno di stacco. Sfruttiamo l'assolato venerdì per una bella pedalata nelle Valli di Comacchio, così domenica sulla strada del ritorno,  posso fare una deviazione a Fornovo per Vini di Vignaioli, la consueta fiera vinicola dedicata ai produttori di vini naturali e autentici. Nonostante siano già parecchi anni che si tiene questa iniziativa, riesco a parteciparvi per la prima volta. La lista dei produttori partecipanti é piuttosto interessante e ci sono un bel po' di vini da provare. 

Arrivo da Ferrara in un'ora e mezza di guida assonnata, tra le sferragliate elttro-industriali dei Nine Inch Nails e la pioggia battente. Alle 11.00 sono li, il parcheggio é già pieno e c'è un bel movimento. 12 euro per entrare, 13 se vuoi anche la guida. Prendo il mio bel bicchiere serigrafati e mi tuffo nella tensostruttura affollata. 

Prima di raccontarvi dell'interessante tour tra i banchi assaggi (tutti con esito positivo!!) permettetemi qualche considerazione sulla fiera. Voglio spezzare una lancia a favore degli organizzatori per la scelta dei produttori invitati e la possibilità di acquistare direttamente i vini, oltre al gentile "servizio d'ordine" dei signori della pro-loco. A loro svantaggio gioca la location poco suggestiva e molto rumorosa (anche se questo conferisce al tutto un'atmosfera più popular e meno fighetta...), tanto da rendere difficoltoso interloquire con i vignaioli. I banchetti sono piuttosto piccoli e quindi affollati, costringendomi ad attese piuttosto lunghe. Il vino bisogna saperlo aspettare... anche quando si é al banco assaggi... (e lo dico ad alcuni appassionati presenti domenica). Se siete impazienti potete passare al produttore successivo, senza bisogno di scavallare il sottoscritto che ha pazientemente aspettato il suo turno. 

Detto questo passiamo al "wine tasting tour", che mi ha permesso di scoprire e conoscere alcune interessanti realtà di cui avevo sentito parlare un gran bene. Tra facce conosciute (chiedo scusa ad Aurora, alle sorelle Conti e a Guido per non essere passato da loro... ma eravate sempre impegnati!!) decido di partire dalla Toscana senese (ok, era il produttore più vicino all'ingresso e avevo "sete", non é che ho deciso molto...) per stringere la mano e portarmi a casa il godibilissimo Chianti (e il farro!) di Pacina. Qualche banco più avanti sola soletta, trovo Elisabetta Dalzocchio. Finalmente direi!! Non vedevo l'ora di provare il suo Pinot Nero, tanto l'ho sentito decantare. E' piacevolissimo ascoltare questa sorridente vignaiola, che con grande modestia mi racconta la sua storia e il suo legame con il Pinot, unico vino da lei prodotto con grande maestria, dopo una folgorante visita alla Romanée-Conti. Da qui la scelta di lavorare nel modo più naturale possibile, sia in vigna che in cantina, riusciendo ad ottenere un Pinot Nero di eleganza e finezza tipicamente borgognana. Per me "number one" della giornata. 18 euro spese benissimo. 

Un assaggio al Syrah biodinamico di Amerighi da Cortona (scuro, pieno ma al contempo vibrante) che avrebbe meritato maggior attenzione e via verso un giro di bianchi a base di Sauvignon, Pinot Grigio e Ribolla Gialla da Terpin. Impressiona il livello qualitativo dei suoi vini, particolari già nel colore e così ricchi di suggestioni gustative. Inutile dilungarmi troppo, tanto i suoi vini li conoscete tutti!!

Da est ad ovest, dal Friuli al Monferrato, dal bianco al rosso… Ma soprattutto da Genova ad Alfiano Natta, per incontrare i ragazzi di Crealto, la "new generation", che molla il kaos della metropoli e decide di investire nell’agricoltura. Quattro anni di lavoro duro e sacrifici, l’inesperienza controbilanciata da idee chiare e una buona dose di coraggio, sono bastate a Crealto per ottenere i primi riconoscimenti importanti. Bene così. Non ero ancora riuscito a conoscerli personalmente e ad assaggiare i loro vini, ma avevo “buone vibrazioni” in merito che verranno confermate. Durante una bella chiacchierata con Eleonora assaggio i suoi rossi, Grignolino in primis, Barbera (2 versioni) e il Nebbiolo. I vini di rispecchiano il territorio e il suo produttore. Semplici, giovani, croccanti, freschi e vivi. Recupero due bottiglie anche da loro e mi sposto al banchetto adiacente per incontrare un vignaiolo che di nome fa Eugenio Rosi

Sembra essere il giorno dei trentini, o meglio di quelli che provengono da Rovereto. Dopo essermi innamorato dell'elegante e articolato Pinot di Elisabetta, Rosi propone una serie di vini quasi in controtendenza... Mentre tutti sembrano puntare su leggerezza e freschezza, lui propone vini succosi, carichi e fruttati, utilizzando uve mature e affinamento in legno. Ottimo il Marzemino Poiema (forse il suo vino meglio riuscito) e il bianco Anisos, macerato sulle bucce. Sorprendente il Ciso, un vino a base di Lambrusco a foglia frastagliata. Un autoctono (e centenario) vigneto trentino, coltivato a piede franco e sopravissuto alla fillossera. 11 intrepidi vignaioli (tra cui Eugenio) conosciuti come "I Dolomitici", tengono in vita questo vitigno (e vino) unico. Anche nel kaos della fiera, ascoltare Eugenio raccontare come nascono i suoi vini é una bella emozione. 

Per concludere alla grande mi concedo una sosta al banco assaggi di Cappellano, per gustarmi i suoi due Barolo, il Pié Rupestris e il Pié Franco. Siamo alla quinta generazione di vignaioli in quel di Serralunga. Vini veri e senza compromessi, fedeli alla tradizione langarola e mai inclini alle mode, quelli prodotti dal compianto Baldo Cappellano e oggi dal figlio Augusto, che ne ha saputo cogliere l'eredità.  Molto interessante notare le differenze tra le due versioni, nonostante il medesimo trattamento riservato in cantina. La dimostrazione lampante di quanto sia importante (e si faccia sentire nel bicchiere) il carattere delle vigna e del terroir, quando si producono vini senza trucchi. Si é lasciato preferire il Pié Franco più amabile e morbido rispetto al Rupestris, più ruvido e tannico. Due vini immensi e il grande rammarico di averli assaggiati a fine giornata con il palato decisamente alcolizzato. Avrebbero meritato maggior attenzione dal sottoscritto. Mi rifarò alla prossima. 

Esperienza di Fornovo terminata... consueta sosta "cafferino di ripiglio" prima di affrontare un'oretta e mezza di piovosa autostrada e rientrare nelle prealpi varesine.

7 commenti:

  1. complimenti per la gita
    Strano che non ci sia stata folla per il syrah di Amerighi è un paio d'anni che sento parlare un gran bene di quel vino.

    Benux

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  2. Quest'anno doppio appuntamento per Vini di Vignaioli: il 9 e 10 dicembre si replica ad Orvieto (TR) nello storico Palazzo del Capitano. 50 vignaioli porranno in degustazione e vendita i loro vini naturali. Con qualche chicca in più come i vini georgiani ottenuti in anfora come da millenaria tradizione...per info@vinidi vignaioli.com www.vinidivignaioli.com

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  3. Ciao Simone, mi avresti dovuto avvisare, sai che vado sempre a Fornovo, si sarebbe potuto assaggiare qualcosa insieme.
    Io il Syrah di Amerighi l'ho assaggiato, ma non mi ha fatto imazzire.
    L'ho trovato ancora appesantito, magari necessita di una lunga sosta in vetro.
    Uno di quei vini che ne bevi un bicchiere, non una bottiglia.
    Per il resto, conordo con te, per quelli che ho assaggiato anch'io, cioè Dalzocchio, Crealto, Terpin.
    Ciao.

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  4. ciao Daniele, son passato da Fornovo di ritorno da Ferrara... se stavo a casa in quei giorni non so se venivo giù.. ho avuto le tue stesse impressioni su amerighi. Mi sono fermato perché ne avevo sentito parlare molto bene, già di mio non impazzisco per il Syrah, ma anch'io l'ho trovato poco snello, non a caso l'ho definito "Scuro e pieno"... ma vibrante... comunque sono solo impressioni, devo stappare una bottiglia per avere un'idea più precisa.. potrebbe stupirmi...

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  5. Concordo con te che un assaggio non può dare un'idea precisa.
    La bottiglia con calma a casa rende meglio.
    Se non ami il Syrah, dovresti provare il Cornas di Thierry Allemand, ti ricrederai sicuramente.

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  6. Ne ho sentito parlare ma mai provato. Sicuramente i francesi hanno una marcia in più su certi vitigni...sai dove posso trovarlo?

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  7. Non è facile, alcune piccole enoteche ce l'hanno.
    La produzione è limitata e il prezzo non basso, ma ne vale la pena.

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.