giovedì 31 gennaio 2013

TANCA LI CANTI 2011 - Rosso Isola dei Nuraghi I.G.T. - Panevino

Quello che rimane della mia esperienza con questo rosso di Panevino é.... una forma di "poetico" rispetto per Manca... un forma di "concreta e soggettiva" difficoltà nel bere il Tanca li Canti...


Al popolare grido di “pane al pane, vino al vino”, introduciamo il secondo stappato per il nostro FocuSardegna. Siamo partiti da sud, dal Sulcis, per raccontarvi del Carignano nella sua espressione massima, ovvero quel Terre Brune di Santadi, espressione “enologica” della viticoltura sarda più moderna e prestigiosa. Un grande vino, che indubbiamente merita gli attestati di stima ricevuti da mezzo mondo, anche se al sottoscritto non è riuscito a prendere il cuore. Più enologo che vignaiolo, per semplificare la questione. Volendo però esplorare i vini sardi nelle più svariate sfaccettature, oggi stappiamo il Tanca Li Canti, ribaltando completamente la situazione. Ci spostiamo infatti una settantina di km a nord di Cagliari, comune di Nurru, per parlarvi di una piccola realtà rurale sconosciuta ai più… trattasi di Panevino, cantina e agriturismo gestiti da Gianfranco Manca (vino), la moglie (pane) e i loro 3 figli.

Con Santadi abbiamo esplorato la Sardegna del vino “moderno”, una realtà con centinaia di soci e di ettari vitati, milioni di bottiglie prodotte, valorizzazione del territorio e delle uve autoctone attraverso una cantina all’avanguardia e a tecniche enologiche precise, coordinate da quel Giacomo Tachis, enologo simbolo dei Tuscan Wine. Qui invece, abbiamo un “garagista” con soli 4ha vitati e 7000 bottiglie prodotte, un “anarchico del vino” se mi concedete il termine, sicuramente un creativo, tanto si basa sull’istinto e una sua personale visione della tecnica enologica. Un personale e quotidiano percorso fatto di scoperte. La produzione è biologica certificata, ma a Manca non interessa. Lui è “vignaiolo sulla terra”, quindi non parlategli di vini naturali, tecniche biodinamiche, uve autoctone, terroir e quant’altro… sono solo chiacchere per chi di vino scrive. I suoi vini sono personali e in continua mutazione, così come lo è la natura, oggi stappiamo il Tanca Li Canti, domani chissà… probabilmente non esisterà, sostituito da un nuovo vino, una nuova idea, un nuovo assemblaggio. Ogni annata ha la sua storia e i suoi vini ne sono espressione (anche i nomi e le “originalissime” etichette cambiano in continuazione). Alla faccia di chi parla di terroir e uve autoctone, qui in pochi ettari convivono le più svariate qualità di uve e poi in base ai frutti della vigna e alle idee che bazzicano nella testa di Manca si realizzano i vini. Panevino è produttore naturale nella sua eccezione più ampia, nella cura del vigneto indubbiamente, ma anche nei metodi di vinificazione, spesso estremi ed originali (ad esempio macerazioni all’aria aperta), fino ad assemblaggi particolari, senza l’utilizzo di solforosa. Manca ha le sue idee e le mette in pratica, senza curarsi minimamente del mercato. Come dire, questo è il mio vino, prendere o lasciare..

Le aspettative sono tante, non posso negare di essermi a priori innamorato di Panevino, per quello che hanno scritto su di lui persone e appassionati di cui stimo il giudizio e le riflessioni, dalle parole che mi ha scritto Andrea di Avionblu quando gli ho chiesto se aveva informazioni su come veniva prodotto il Tanca li Canti…Ieri ho incontrato il produttore e mi ha detto che è una vigna nuova ed la sua prima annata 2011. Ovviamente prodotto già esaurito perché prodotto in poche bottiglie. Mi pare di aver capito che fa uscire i vini in base a come si alza la mattina, assaggia e decide se fare dei tagli o tenerlo fermo.... quindi spero sia buono perché rimane un esperienza unica e per pochi.. Insomma c’è molta carne al fuoco e molto interesse da parte del sottoscritto.. Panevino è una cantina che mi piace e Gianfranco Manca è indubbiamente un personaggio che ispira simpatia e curiosità.

La prova del nove però rimane sempre la bottiglia, perché per un consumatore come il sottoscritto, andare in enoteca ed investire dei soldi, significa anche “pretendere” di avere delle soddisfazioni quando bevi quel vino, che magari come in questo caso, è anche difficile da trovare e diciamolo non viene proprio via per pochi euro. Come già detto in occasione del Sophia di Cantina Giardino, quando ci troviamo al cospetto di produttori “naturali” nella loro eccezione più ampia, tanto da poterli definire “estremisti” (se mi passate il termine) nel loro metodo di vinificazione, rimane sempre una curiosità… tutto molto figo… ma come sarà il vino? 

Se è vero che tra questi piccoli produttori “naturali” ho spesso trovato vini entusiasmanti, anche se non sempre perfetti, è altrettanto vero che in alcuni casi, mi sono ritrovato a bere con molta fatica vini che poco hanno da condividere con il mio personale senso del piacere. Proprio in questi giorni di dibattiti e prese di posizione pro e contro i vini naturali e relative sensazioni olfattive non proprio piacevoli, caschiamo a fagiolo con il Tanca li Canti di Panevino.

Allora ve lo dico subito, non sono riuscito a bere più di un bicchiere al giorno, ma per una questione di rispetto verso chi fatica in vigna e nutre amore per la terra, non mi permetto di definire “difettoso” o “puzzolente” il vino in questione o di mettere in dubbio le competenze enologiche di Manca, ma è indiscutibilmente un vino i cui profumi sono tutto fuorché dei profumi piacevoli. Sia chiaro, siamo nel campo della soggettività, ma stappare un vino ed avere suggestioni di fossa biologica e campi concimati “naturalmente” di fresco, non è proprio quello che mi fa innamorare di un vino. La questione é questa... perché posso bere con gioia e gusto vini "naturali" e incredibilmente gustosi come quelli di Principiano, Il Cancelliere, Terpin, Santa Caterina, Castello Conti, Crealto, Roagna, Del Prete, Cos, Occhipinti, Montiani, Il Cerchio, Pacina, Foradori, Calcabrina, Monte dall'Ora, Pialli e molti altri, mentre invece trovo impossibile trovare godimento da vini come il Sophia o questo Tanca Li Canti? Sarò forse io (pur con la mente aperta e sempre entusiasta verso nuove esperienze gustative) figlio dell'omologazione del gusto, incapace di gustare certi vini?... Per quanto mi riguarda in questi casi i conti non tornano. Ripeto rimango nell'ambito della soggettività e non punto il dito contro nessuno... 

Rimango con il mio punto di domanda su questa discussa questione, e passo al Tanca Li Canti, prodotto da un mix di uve Cannonau e Alicante, quindi come riportato in etichetta un Rosso dei Nuraghi I.G.T., prodotto senza l'utilizzo di alcun correttivo e conservativo. Nulla so sulla vinificazione, posso dirvi solo che questo 2011 é alla sua prima annata, niente solfiti, chiarifiche o filtrazioni. Da notare la gradazione alcolica piuttosto bassa (12%vol.) soprattutto se consideriamo le alte gradazioni raggiunte dai vini sardi. Bella l'etichetta, la stessa utilizzata in passato per il suo Pikadè. 

Il colorito é un rubino non troppo carico, slavato ma piuttosto concentrato, con alcune particelle in sospensione, poco limpido. Ricorda molto il colore del mosto. Per il resto, pur avendo alcune caratteristiche ben marcate, dovrei suddividere le sensazioni olfattive-gustative in 3 parti ovvero una per ogni giorno in cui ho bevuto il vino, perché il vino si é parecchio evoluto. Si parte "forte" e appena stappi si é invasi da un sentore non proprio gradevole, tutt'altro (chiamiatele come volete..) con acidità volatile piuttosto spinta. Il vino giorno dopo giorno, si é via via aperto e ha acquistato una certa piacevolezza, qualche (poche) note fruttate, un'acidità più sottile che regala una bella tensione e soprattutto si avvertono molto meno i sentori più sgradevoli, sostituiti dalle più piacevoli note floreali e minerali. Adesso va meglio, particolare, strano, diverso ma non fastidioso. Anche la beva con il passare dei giorni ne ha beneficiato, insopportabile appena aperto, un retrogusto acido-amarognolo sferzante, non lo nego, mi ha rovinato il buon sapore delle pappardelle al ragù... poi ne é uscito un vino molto più bevibile, tanto da apprezzarne dinamicità e freschezza, un beva snella e mai pesante, dove il retrogusto amarognolo (comunque ben presente...) lascia spazio anche a qualche nota dolciastra. Uno dei vini più difficili che mi sono capitati insieme all'aranciato Sophia di Giardino, ma in questo caso il Tanca Li Canti, dopo la mazzata iniziale, ha il merito di aprirsi e farsi un po' più amabile.

Quello che rimane della mia esperienza con questo rosso di Panevino é.... una forma di "poetico" rispetto per Manca... un forma di "concreta e soggettiva" difficoltà nel bere il Tanca li Canti... una forma di "personale dispiacere" se per la mia "sete" di conoscenza e amore per i produttori naturali, avessi speso quasi 30 euro in enoteca per un vino di cui non sono riuscito a bere più di due bicchieri al giorno... e per concludere la sensazione che il pur bravo Manca, inizi a vinificare senza sapere cosa si ritroverà in bottiglia una volta stappata. 

Che dire, mi piacerebbe assaggiare qualcos'altro di Panevino, giusto per capire se i suoi vini sono tutti così o se solo questa new entry richiede 3/4 giorni per iniziare ad essere bevibile ad uno che ama i vini "natur" e non si offende di fronte a certi diffettini, purché questi rimangano tali e non diventino la caratteristica predominante. 

Vignaioli "anarchici" vi rispetto, ma all'anarchia vitivinicola di Manca predilico (ad esempio) un Capellano che ama l'anarchia ma anche il terroir e ci regalano vini "emozionanti" in tutti i sensi.

7 commenti:

  1. ma quindi vista la scarsa produzione è difficile trovarlo sul mercato?

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  2. in giro difficilissimo...
    se ti interessa lo trovi qui:
    http://www.enotecabulzoni.it/view/Vini%20%20Naturali%20%20Rossi%20Naturali/tanca-li-canti--cannonau--alicante--senza-solviti-aggiunti-/7560
    oppure puoi chiedere ad avionblu...a me l'hanno spedito loro.. ma credo gli sia rimasto solo questo: http://www.avionblu.com/shop/it/cerca?orderby=position&orderway=desc&search_query=panevino

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  3. alla fine dalla descrizione mi sembra il tipico vino del contadino
    come quello che fa il mio papa' che mette nei pintoni da 2 litri
    ma almeno quello con costa 30 euro alla boccia :-)

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    1. Prova gli altri suoi vini, l'Alvas bianco e il Però vigne vecchie (rosso) io li ho trovati molto convincenti.

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  4. Lorenzo, il termine "vino del contadino" può essere inteso come un gran complimento, ovviamente se ben fatto... qui si tratta solo di una bottiglia così :-( e giustamente, pagarla quasi 30 carte, che equivalgono a 3 ore di sudato lavoro, ti girano gli zebedei... credo sia anche una forma di rispetto verso l'acquirente garantire la qualità del prodotto, anche se privo di solfiti.

    Personalmente, considerando che sono contrario ai vini troppo costosi, cerco di centellinare gli acquisti oltre le 15-20 euro e preferisco puntare su vini più tradizionali... diciamo grandi soddisfazioni con meno rischio, non so, tipo il Rosso delle Donne delle Sorelle Conti, realtà piccola, ma sai che ti bevi un sign. Boca, o un barolo di Principiano... e non un mix di cannoanu e alicante che chissà cosa ne vien fuori.

    E' altrettanto vero che quando leggi di un personaggio come Manca, ti viene una grande curiosità e una gran voglia di provare i suoi vini, anche perché molte persone del cui giudizio nutro rispetto ne hanno scritto un gran bene.

    Sicuramente poi, quello che rimane é il giudizio soggettivo sul bevuto... é andata così, alla prossima bottiglia senza troppe paranoie...

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    Risposte
    1. concordo

      sai il mio giudizio lascia il tempo che trova per il fatto che non ho assaggiato quel vino , quindi interpreto le tue parole

      e appunto la descrizione fa pensare ai vini che fanno i locali
      compreso mio padre , vigneti fatti di ogni tipologia di vite
      senza criterio , pigiato con stivali, fermentato in tino di legno senza lieviti , solfiti senza niente insomma , messo in damigiane e poi nei pintoni senza essere filtrato.
      tutto si puo' dire di quel vino genuino , casalingo ecc. ma tranne che sia buono al palato :-)
      nonostante cio' nutro gran rispetto per il mio babbo che si fa un mazzo tanto per curare il vigneto e farsi quel vino che poi a lui piace molto.

      diciamo che se cio' azzecccato trovo discutibile vendere un vino simile in enoteca a quel prezzo poi :-)
      solo questo

      poi per il resto anche a me e' gia capitato di stappare cose pessime a chi non e' successo!?
      quindi amen e ale' avanti un altra bottiglia :-)

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