lunedì 28 gennaio 2013

VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 2007 - D.O.C.G. - Fattoria del Cerro


...tecnicamente ben fatto e con il piglio del vino importante,  avrebbe bisogno di una piccola cura dimagrante, per renderlo più snello e più solare..


Capriolo in salmì e polenta di rito, per una rustica ed invernale cena tra amici, il tutto ovviamente innaffiato da abbondanti bicchierate di vino rosso. Provo a calare il jolly, stappando un Barolo del 69 di Giovanni Scanavino, rischioso certo, ma non mi piace usare le bottiglie come soprammobili, o meglio, mi piace un sacco, ma solo quando sono vuote! Non potevo non assaggiarlo. Così, nonostante le 5 ore abbondanti di ossigenazione, la beva risulta ancora piuttosto estremo, almeno quanto basta per evitare di berlo a bicchierate durante una cena con amici. Facciamo un assaggino per curiosità e lo abbandoniamo... ci riproverò il giorno dopo, da solo... per accompagnare il piatto di capriolo avanzato. Andiamo così a stappare la bottiglia portata dai nostri ospiti, che é un Nobile di Montepulciano 2007 della Fattoria del Cerro, quello che tanto entusiasma Luca Maroni per intenderci. (Oscar del vino 2010 per Bibenda).

 La Fattoria del Cerro é una delle maggiori e più conosciute realtà della denominazione di Montepulciano, con la bellezza di 170 ettari vitati (oltre 90 nella D.O.C.G. del Nobile) e una produzione che supera abbondantemente le 800.000 bottiglie. Realtà esistente dal 1922 e di proprietà della famiglia Baiocchi, che nel 1978 viene acquistata dal gruppo Saiagricola, di proprietà della Fondiaria Sai (Unipol). Tanto basta per togliermi ogni poesia, ma si sa che anche con il vino si fanno fatturati importanti, generando interesse e acquisizioni da parte di finanziarie e industriali di ogni tipo (pensiamo ad esempio al patrimonio vinicolo di Axa assicurazioni in Francia..). A completare l'opera, la consulenza enologica del più famoso winemaker italiano, Riccardo Cotarella (avete visto Mondovino? Ecco Cottarella é il Michel Rolland italiano, tanto per intenderci). Credo ci sia già più di un elemento valido per girare alla larga da questa bottiglia e investire i nostri sudatissimi euro su qualche piccolo produttore..

Detto questo andiamo sul vino, che comunque sa il fatto suo.. uvaggio a base di  Prugnolo Gentile 90% e a completamento in egual misura Colorino e Mammolo. Vinificazione di 15-20 giorni a temperatura controllata, con invecchiamento suddiviso al 70% in botti di rovere di Slavonia per 18 mesi, mentre il 30% restante prima passa un anno in barriques e poi, per i restanti 6 mesi passa anche lui in botti grandi. Per concludere un breve affinamento in inox e 6 mesi in bottiglia.

Di colorito rosso rubino carico e piuttosto concentrato, scuro e impenetrabile, all'olfatto é intenso con componente alcolica in buona evidenza (13.5%vol.), richiami di frutta rossa ma soprattutto una notevole speziatura, che delinea un naso incentrato su potenza e persistenza. Non mancano sentori più "legnosetti" e la consueta spruzzata di vaniglia. Naso importante ma un po' seduto e poco elegante, con un bouquet che rimane sempre uguale senza mai aprirsi o regalarci una varietale in evoluzione. La beva conferma caratteristiche da vino importante.. pieno e caldo, decisamente tannico, possente, di buon spessore e discreto equilibrio. La beva non é leggerissima e manca in dinamicità... come al naso rimane un po' sulle gambe. E' vino che si beve con piacere, ma sicuramente gli manca quella punta di acidità che favorisce la beva e gli dona freschezza. Pur dimostrandosi tecnicamente ben fatto e con il piglio del vino importante,  avrebbe bisogno di una piccola cura dimagrante, per renderlo più snello e più solare, e far uscire fuori maggiormente il caratterino pungente del Sangiovese.

I grossi volumi produttivi consentono comunque la facile reperibilità del prodotto presso la GDO e un rapporto qualità prezzo piuttosto interessante (12-13 euro), il che rende questo vino appetibile a molti. Devo comunque ammettere che tra pregi e difetti il suo carattere "cupo" si é ben abbinato ad un piatto rustico e poco incline alla raffinatezza, come il nostro capriolo in salmì. Insomma, pur senza grandi spunti, si é rilevato niente male... ma mi chiedo cosa bevono a Bibenda per eleggere questo vino "rosso dell'anno 2010".

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