domenica 10 marzo 2013

CINQUE TERRE 2011 - D.O.C. - Forlini Cappellini


...suggestioni di macchia mediterranea, sale marino, resina di pino, agrumi, rocce bagnate, erbe selvatiche.... quasi a  riassumere le Cinque Terre in un sorso...


Torno con piacere a bere e scrivere del CinqueTerre D.O.C., di cui avevo già scritto in passato, quando vi parlai della versione "base" della Cantina Sociale. Ne scrissi con entusiasmo, qualcuno mi "accusò" di essere stato piuttosto generoso (forse giustamente, ho avuto modo di riprovarlo e ne ho un po’ ridimensionato il giudizio, ma tant’è… le sensazioni che un vino lascia sono anche figlie del momento in cui lo si beve…)... ma come si fa a scindere il bevuto e le sue caratteristiche organolettiche da tutto quello che c'è dietro? Come faccio a non esprimere entusiasmo e incondizionata ammirazione al cospetto di un territorio unico e di una viticoltura altrettanto rara e preziosa? Come si fa a non innamorarsi di queste terrazze, di queste cremagliere cigolanti, di questi vignaioli che ceste in spalla si arrampicano su crinali che arrivano al 90% di pendenza? Come si fa a non portar rispetto per quella che definii "una sfida tra il vignaiolo e la sua terra, in completa simbiosi e complicità, tanto da diventare elemento di vitale importanza per la salvaguardia del territorio, la sua valorizzazione culturale e ambientale".

Molto semplicemente "non ce la si fa"... e allora preparatevi ad un post di elogi nel raccontarvi il bianco delle CinqueTerre prodotto da quel "pezzo" di vignaiolo che é Alberto Cappelini. Una piccola ed eroica cantina in quel di Manarola, un marchio storico, sugli scudi soprattutto per il suo Sciacchetrà, che viene prodotto solo nelle annate migliori e spero un giorno di riuscire ad assaggiare...

Germana Forlini e Alberto Cappellini insieme al figlio Giacomo sono vignaioli vecchio stampo e gestiscono questa piccola e preziosa realtà vitivinicola, costituita da poco più di un ettaro di proprietà e una produzione annua che non arriva a 10.000 bottiglie. Poche direte voi, ma in un'area particolare come quella delle Cinque Terre, acquista un ruolo di assoluto valore. La produzione é principalmente centrata sul bianco D.O.C., vino protagonista di questo post, che ben rappresenta nella totalità delle sue caratteristiche, il forte legame tra il vignaiolo e la sua terra, diventandone una perfetta rappresentazione, un fermo immagine di un terroir unico, una fascia di verdi ed impervi vigneti tra il blu del cielo e quello del mare. 

Il timbro produttivo é assolutamente tradizionale, la coltivazione della vite qui non si é evoluta più di tanto, meccanizzazione neanche a parlarne, i terrazzamenti a picco non lo consentono e una coltivazione che giustamente viene definita "eroica", diventa per la famiglia Cappellini un "normale e abituale” gesto di quotidiana vita rurale. 

Il vino é costituito dalla miscela di tre uve autoctone, il Bosco, il Vermentino e l'Albarola (con predominanza di Bosco), provenienti sia da vecchi ceppi di quasi 70 anni sia da altri più recenti, su terreni acidi e privi di calcare, sabbiosi e ricchi di scheletro, con una densità di 8000 ceppi/ha e una resa di circa 70 ql/ha. Le uve vengono vendemmiate nel mese di settembre, vinificate in bianco a temperatura controllata, con maturazione in acciaio e alcuni mesi in bottiglia. L'annata che stappo é la 2011, caratterizzata da buone condizioni climatiche, che ha portate le uve ad una completa maturazione, ricavandone vini di grande espressività. 

Come nel caso del nostro Cinque Terre... ritroviamo un vino "apparentemente" timido, vestito di un giallo paglierino piuttosto tenue, non troppo concentrato, e decisamente magro. All’olfatto si esprime in progressione (cosa che avverrà anche al palato), un cuneo olfattivo che si fa spazio nel nostro naso con grande decisione, inizialmente schivo, via, via sfoggia nerbo e carattere, decisamente accattivante e di bella tensione, con le sue "amarognole" note pungenti, ricche di suggestioni marine, roccia, erbe e agrumi. Anche al palato viene fuori dopo 2 o 3 sorsi con la sua sapida mineralità. Scivola fresco, dinamico e pulito, una buona acidità accompagnata da una vena alcolica pungente (13%vol.) spingono verso un finale amarognolo che ci riporta a quelle suggestioni di macchia mediterranea, sale marino, resina di pino, agrumi, rocce bagnate, erbe selvatiche.... quasi a  riassumere le Cinque Terre in un sorso, così ben illustrate nella bella e colorata etichetta a tinte pastello.

Proprio la spiccata mineralità è il suo punto di forza e lo rende un bianco per certi versi impegnativo, la beva mai  polposa e piaciona, sempliciotta e facile, ma sempre presente, ricco di tensione gustativa e personalità affilata, in grado di esprimere e rappresentare con forza la viticoltura eroica praticata su questi terreni impervi. 

Non voglio dispensare grossi consigli, dico solo che se amate i vini di territorio, almeno una volta nella vita regalatevi una passeggiata e un buon bicchiere di Cinque Terre come questo, direttamente sul posto, per un dipinto di suggestioni che difficilmente dimenticherete.. si richiede solo uno sforzo supplementare, per capire il vino, per il suo prezzo di vendita impegnativo (sulle 18 euro circa), per arrampicarsi sul pendio e trovare il punto giusto per stappare la bottiglia e ammirare un panorama unico. Incondizionata ammirazione per questo vignaiolo autentico.

2 commenti:

  1. il bianco cinque terre e' un gran bianco
    io bevo spesso il cinque terre doc della cooperativa
    ottimo rapporto qualita' prezzo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io lo bevo ogni tanto... ne presi una boccia l'anno scorso proprio alle 5 terre, poi quest'anno l'ho trovato anche al super.. a prezzo inferiore tra l'altro.. come dici tu... ha un ottimo rapporto qualità-prezzo...
      http://simodivino.blogspot.it/2012/07/cinque-terre-2011-doc-cantina-sociale.html
      Questa versione costa il doppio ma é una spanna sopra...
      ciao...

      Elimina

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