lunedì 12 agosto 2013

CHIANTI COLLI SENESI 2008 - D.O.C.G. - Az. Agr. Pacina


...sa essere contadino e artigianale, sa esprimere la potenza e il vigore che ti aspetti da un vino che non si piega alle tendenze e ti stupisce con una beva mai doma, ricca di succo e di  polpa masticabile, che ci lascia felici e appagati, obbligandoci a leccarci le labbra una volta posato il bicchiere.


E' con non poco entusiasmo che mi appresto a scrivere di questo "piccolo" ma grande Chianti dei Colli Senesi. Deve ammettere che in questo caldo inizio di Agosto, ho bevuto soprattutto vini bianchi ed era da un po' che non mi bevevo un rosso con così grande piacere e soddisfazione. Per raccontarvela tutta devo partire dall'inizio, ovvero dall'acquisto di questo Chianti (e del loro ottimo farro) dell' Agricola Pacina, azienda gestita da Giovanna Tiezzi e Stefano Borsa in quel di Castelnuovo Berardenga, che ho avuto modo di incontrare a Vini di Vignaioli in quel di Fornovo. Ho assaggiato i loro vini e alla fine ho optato per questo Chianti che mi é sembrato il più interessante del lotto, oltre che venduto ad un prezzo decisamente onesto (12 euro).  

Pacina il cui nome di origine etrusca significa niente meno che "Bacco", ha la propria sede in un antico convento del decimo secolo, in un ambiente dove regna la biodiversità, tra vigneti (circa 10 ha.), boschi, oliveti, cereali e altro ancora. In grande armonia con la natura circostante, in questa terra di confine tra il Chianti Classico e quello dei Colli Senesi, Giovanna e Stefano non conducono semplicemente un'azienda agricola, ma protraggono una cultura rurale che affonda le radici in un passato ricco di storia, tradizioni e cultura. La scelta del biologico appare quasi scontata e obbligato per chi vuole vivere in simbiosi con l'ambiente circostante... e mantenerne vivo il carattere e l'unicità. La gestione naturale della vigna, il ridotto interventismo in cantina, la riduzione delle rese a 50ql/ha., sono il mezzo affinché la tipicità rurale di Pacina possa esprimersi nei loro vini. Su terreni principalmente sabbiosi/argillosi, si coltivano Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo e Syrah per i rossi, Trebbiano e Malvasia per i bianchi, per una produzione annua di circa 45.000 bottiglie. 

Il vino che vado a stappare é un Chianti dei Colli Senesi, annata 2008, quasi un Sangiovese in purezza se non fosse per quel 3% di Canaiolo e Ciliegiolo. Le uve fermentano in vasche di cemento sui lieviti indigeni, e ci rimangono a macerare per ben 6 settimane. Affinamento piuttosto lungo, 14 mesi in fusti da 500 litri e botti da 17/25 hl di rovere, più un anno in bottiglia. Vino non filtrato.

Allora, fatte tutte le dovute mosse necessarie per servire il vino ad una temperatura più o meno adeguata (qui in prealpi si bolle!!) mi ritrovo un vino che onestamente non ricordavo così "buono"!! Nel bicchiere un rosso rubino intenso, concentrato e profondo, ma dai riflessi vivi e brillanti.... vino consistente e tosto come non mi capitava da un po' (anche perché in estate prediligo i bianchi )... al naso mantiene le aspettative... vinoso ed intenso, dritto e persistente, leggermente alcolizzato (14.5%vol.), frutta sottospirito, accompagnata da note terrose e floreali, con leggero sentore animale in sottofondo. Non un naso particolarmente complesso, che non va alla ricerca delle sfumature e dell'eleganza, ma che vuole esprimere fin da subito il suo vigore e la sua fierezza, lasciando solo dopo una buona ossigenazione, spazio alle note più fruttate e speziate. La beva ha grande corrispondenza gusto-olfattiva, con ancora un sentore alcolico leggermente sopra le righe, accompagnato da un tannino ancora su di giri e un corpo pieno, ricco di materia, splendidamente equilibrato da una componente sapido-minerale che mantiene il vino "su di giri", teso e sul pezzo.

Queste le sensazioni della prima mezza bottiglia.... Ritappata con il suo stesso tappo di sughero, l'abbandono in cucina e la ripesco il giorno dopo, me la bevo i giardino tutto solo.... io, il Chianti e un buon libro. Il vino si é rilevato ancor più buono rispetto al giorno prima.... puzzetta sparita, alcool calmirato... mantenuta alla grande energia ed intensità, un vino sotto certi aspetti pazzesco. Me lo sono proprio "goduto" fino all'ultima goccia, ed era da tempo che un rosso non mi regalava un così "rustico" appagamento. Da una parte abbiamo ancora chi persevera a produrre vini con il ricettario, omologati e costruiti, vini spesso legnosi e pesanti, seduti dopo il terzo bicchiere (sempre che si siano alzati), dall'altra la contro-tendenza di sgrassare il più possibile i vini, puntare sulla leggerezza, sullo stile "Borgogna"... ma per fortuna nel mezzo ci sono vini genuini come questo Chianti a cui poco importa della tendenze e riesce con innata semplicità ad esprimere l'autenticità e la ruralità del luogo in cui nasce. Per questo é "sovversivo", perché sa essere contadino e artigianale, sa esprimere la potenza e il vigore che ti aspetti da un vino che non si piega alle tendenze e ti stupisce con una beva mai doma, ricca di succo e di  polpa masticabile, che ci lascia felici e appagati, obbligandoci a leccarci le labbra una volta posato il bicchiere.

A suo modo un "grande" vino perché ti manda a letto contento, appagato e soddisfatto... questo é il vino che ogni oste dovrebbe servire ai propri ospiti... ma non dimenticatevi che questo è un vino dal grande potenziale, e se a differenza del sottoscritto, lo saprete aspettare ancora qualche annetto, potrebbe ulteriormente evolvere, mantenendo vivo il suo carattere e la sua autenticità, acquisendo maggior complessità e sfumature...

Rapporto qualità/prezzo assolutamente eccellente, da fare scorta in cantina (a me é rimasto solo mezzo pacchetto del loro farro), ed inserire nella classifica dei "the best" per l'anno in corso... di sicuro é un vino che per sincerità espressiva e godibilità di beva vi rimarrà indubbiamente nel cuore... e visto che é tempo di vacanze... se siete in Toscana non dimenticatevi di passare da queste parti...

giovedì 8 agosto 2013

VITOVSKA 2010 - Venezia Giulia I.G.P. - Skerk

...Skerk ha centrato l'obbiettivo, tanto questa Vitovska riesce a regalarci ventose suggestioni carsiche... una cartolina in bianco e nero spedita dall'Europa dell'est.


E’ inizio Agosto e stiamo affrontando il più “torrido” week-end dell’anno.. Anche qui in zona Prealpi, dove solitamente l’area è leggermente più fresca rispetto alla pianura, si “schiatta” letteralmente dal caldo…  il cielo è terso e il sole picchia duro… Inganno il tempo, ascoltando i "Soviet Soviet" indie-band di Pesaro,  tra la new wave e il post punk… sound teso, video sgranati in bianco e nero… atmosfere da Patto di Varsavia… decisamente "invernali"...e decisamente poco "disco dell'estate", musica in controtendenza, così come l'assunzione di bevande alcoliche, fanno sudare e quindi disidratano... ma come fai ad affrontare una calda serata estiva e il branzino abbrustolito sul piatto senza stappare un buon vino bianco?? E allora mettiamo a rinfrescare una bottiglia di Vitovska... che con quel nome mi fa molto ska-rocksteady ma anche est-Europa... e con i Soviet Soviet che cantano "Lokomotiv" ci sta benone. 

Può incuriosire il nome di questo vino che probabilmente non tutti conoscono... si tratta di un bianco il cui nome deriva da questa autoctona uva a bacca bianca del Carso, al confine tra Italia e Slovenia. Anche il nome del produttore é di chiare origini slovene, trattandosi di Skerk, che coltiva la vite in quel di Prepotto, in provincia di Trieste, a pochi chilometri dal confine. 

Proprio in questa zona si concentrano alcune tra le più interessanti cantine del Carso, essendo un luogo unico da cui si ricavano vini molto espressivi, figli di un terreno carsico sassoso e arido, spazzato dalla bora ma ricco di ferro e calcare. Qui la famiglia Skerk, nella figura di Sandi, che oramai ne ha raccolto l'eredità di  Boris, coltivano 6 ettari di vigna a conduzione naturale, con vitigni autoctoni come la Vitovska, la Malvasia e il Terrano in aggiunta agli internazionali Sauvignon e Pinot Grigio. La ricchezza minerale del terreno, abbinata alle condizioni climatiche paricolari, con estati calde ed inverni rigidi abbinati al vento che soffia dal mare, rendono l'altopiano una zona "eroica" per la coltivazione della vite, ma come spesso accade, in condizioni estreme spesso si ottengono i risultati migliori, soprattutto dalle piante più vecchie. La politica adottata da Skerk, ovvero intervenire il meno possibile sia in vigna che in cantina, da frutto ogni anno a 20.000 bottiglie di vini che sanno esprimere il carattere del territorio e la tipicità dell'annata. 

Un approccio "natur" quindi, con impiego di rame e zolfo limitato, lieviti indigeni, nessuna chiarifica e filtrazione, con solforosa limitata all'imbottigliamento. 

La Vitovska che vado a stappare é dell'annata 2010 e viene ricavata dall'omonimo vitigno in purezza, con fermentazione a contatto con le bucce e un anno di affinamento nelle fecce nobili, per concludere in vasche di acciaio prima dell'imbottigliamento.

Nel bicchiere troviamo un vino color giallo paglierino tendente all'ocra, niente “orange wine” quindi, anche se consistenza e densità sono quelle tipiche dei bianchi macerati, così come l’aspetto leggermente “intorbidito”, dovuto alla non filtrazione. Al naso è più “leggero” di quanto mi aspettassi, per nulla aggressivo ti coinvolge lentamente con suggestioni carsiche. C’è poco spazio x dolci note fruttate e primaverili sensazioni floreali, qui si esprime il territorio senza compromessi, mineralità rocciosa e polverosa, calcareo, erbe aromatiche (salvia e timo), buccia di agrumi…. Il palato mantiene e amplifica la linea olfattiva… grazie ad una beva mai scontata. Di  buona struttura, leggermente tannico e consistente, dimostra subito carattere e nerbo, ma al contempo riesce ad essere piuttosto slanciato, grazie ad una bella acidità e una sapidità quasi marina. Il retrogusto amarognolo ricorda le note minerale e sensazioni salmastre, con piccole divagazioni in dolce che ricordano nocciola e mandorle tostate. Finale piuttosto lungo, leggermente alcolico (12.5%vol), fresco e vibrante.

Da servire non troppo freddo affinché possa esprimere al meglio le sue caratteristiche, colpisce soprattutto lo stile diretto e senza compromessi, la capacità di racchiudere ed esprimere nel bicchiere, le suggestioni di un luogo unico ed estremo come quello del Carso. E’ un vino che parla e si mette a nudo, per essere testimonianza diretta del terroir e della sua annata. Qui si lavora per sottrazione, una forma di arte povera, un vino messo a nudo... prendere o lasciare, piaccia o no, questa è la Vitovska di Skerk. Se con il discusso termine di vino "naturale" non ci limitiamo al metodo di gestione della vigna senza chimica, ma ne consideriamo anche l'originalità e la capacità di esprimere il suo luogo di origine, allora Skerk ha centrato l'obbiettivo, tanto questa Vitovska riesce a regalarci ventose suggestioni carsiche... una cartolina in bianco e nero spedita dall'Europa dell'est.

Detto questo, se é giusto rimarcare l'etica "anti-interventista" di Skerk, l'essere a suo modo un "sovversivo del gusto", é altrettanto corretto rimarcare che i "gusti son gusti" e non tutti i vini "naturali" riescono ad esaltarmi alla stessa maniera... Credo sia corretto evitare di fare di tutta l'erba un fascio (già usare il termine "fascio" mi mette i brividi...) perché al di la del lavoro eticamente corretto, possono esserci vignaioli più o meno bravi, con annate più o meno riuscite... E allora se ripenso alla "macerazione perfetta" di Terpin e dei suoi vini che tanto mi entusiasmano (tenendo sempre conto delle diversità territoriali e di uvaggio), nella scelta stilistica di Skerk e della sua Vitovska ho trovato un vino a cui sicuramente manca un po’ di solarità, di precisione ed equilibrio, per renderlo più elegante e ricco di sfumature... diciamo (per fare il verso alla Nick Hornby) che non rientra nella mia "top five" di vini bianchi macerati, pur andandoci molto vicino...

Credo che questa Vitovska meriti un assaggio, soprattutto per chi non ha mai provato i vini di un'area vitivinicola tra le più estreme e ricche di fascino che abbiamo in Italia. Costo dell'operazione tra le 20-25 euro...non é un vino regalato, ma vale una bevuta.

giovedì 1 agosto 2013

L'ORA 2010 - Vigneti delle Dolomiti Bianco I.G.T. - Pravis

La Nosiola dimostra ancora una volta di essere un vitigno da cui ricavare vini molto interessanti ed espressivi, Pravis d’altra parte è la dimostrazione che si può crescere e diventare una cantina importante e moderna pur mantenendo viva artigianalità e territorialità…


Non é poi così lunga la strada che ci porta da Bolzano a Trento, dal maso Griesbauerhof alla cantina di Pravis nel comune di Lasino in località Biolche, a nord del Lago di Garda e alle pendici del Monte Bondone. Siamo nella suggestiva Valle dei Laghi, in un incanto di monti, laghetti e castelli (ho avuto la fortuna di passarci qualche anno fa...). In questo scenario da cartolina nel 1972 viene fondata la cantina Pravis, frutto dell'impegno e dell'amore per il vino di 3 amici, compagni di università e ora soci di quella che a tutti gli effetti é una delle più grandi realtà vitivinicole private del Trentino. 

Oltre 30 ettari di vigneti sparsi per la valle in tanti appezzamenti sparpagliati a diverse altitudini, con microclimi e terroir differenti tra loro. Questo ha permesso di diversificare la produzione (circa 200.000 bottiglie) figlie di svariate selezioni di uve, da gli immancabili internazionali (Muller Thurgau, Cabernet, Merlot, Sirah, Riesling ) ai vitigni autoctoni come la Nosiola, il Negrara, la Franconia, la Schiava, la Vernaccia e quel Groppello di Revò (di cui ho già scritto in passato nella versione di El Zeremia), antico ed eroico vitigno della Val di Non, salvato "dall'invasione delle mele".

Pravis la vedo un po' così....una combinazione perfetta tra qualità e quantità, uno sguardo rivolto al passato, nella gestione familiare, nel mantenere vivo un approccio rurale, nel proporre vini figli della tradizione... uno sguardo al futuro con il coinvolgimento della seconda generazione, la cantina nuova, la ricerca e la penetrazione nei mercati esteri. I tre moschettieri portano i nomi di Gianni Chistè in vigna, Domenico Pedrini  in cantina, e Mario Zambarda all’imbottigliamento e vendite. 3 persone, 3 famiglie, un luogo e un sogno che si realizza.

Nella svariata selezione di vini proposti da Pravis, vado ad assaggiare il loro bianco "L'Ora", una Nosiola del 2010 un po' particolare, in quanto le uve vengono leggermente appassite sui graticci, un sistema tradizionale nella metodologia enologica trentina. Il vino che prende il nome dalla brezza "dorata" che soffia dal Garda, é una Nosiola in purezza, ricavata da una selezione dei vigneti in località Monti di Calavino a 400m. di altitudine, su terreno calcareo e con una resa ridotta a soli 30ql/ha. Come ho scritto sopra le uve raccolte già mature vengono lasciate ad appassire per un mesetto sui graticci, mentre la vinificazione avviene in barriques di acacia, con fermentazione e maturazione sui propri lieviti per circa 8 mesi. Affinamento di un anno sempre in barriques di acacia e di qualche mese in bottiglia prima della commercializzazione.

Questo lo definirei un vino d’oro… tutto richiama al metallo prezioso e così anche esteticamente la bottiglia risulta particolarmente accattivante. Si chiama L’Ora che è un brezza “dorata” e se non fate attenzione a leggere bene il nome è facile confondersi con L’Oro, il colore del vino è ovviamente giallo oro e la scelta della bottiglia trasparente, va proprio ad evidenziare il colore del vino e la sua brillantezza, ulteriormente valorizzata dall’etichetta e dai suoi colori bronzo. Quasi un “concept” dove tutto è intelligentemente collegato. 

Devo ammettere, di essere rimasto piuttosto spiazzato durante la beva di questa Nosiola. Una serie di indizi, dal colore, all’appassimento delle uve fino all’affinamento in barriques, mi lasciava presagire un vino molto più denso, carico, polposo e invece….

Già nel bicchiere sfoggia dinamicità, lucentezza, trasparenza e pulizia dando una bella sensazione di leggerezza. Il naso esprime un ventaglio aromatico variegato e non scontato… senza mai spingere troppo riesce ad esprimere note piuttosto fini che sanno pungere ma con eleganza, il caratteristico sentore di nocciola tostata è accompagnato da frutta acerba (tipo la susina gialla quando è ancora un po’ indietro dolce e aspra insieme), la mela verde, l’erba e i fiori di campo…… alla beva mantiene una bella freschezza e una certa agilità, pur essendo un vino di buona struttura e complessità. C’è corrispondenza gusto-olfattiva e anche al palato dimostra un interessante amalgama, mineralità e sapidità non mancano, ritorna quella vena acida che ricorda la mela verde e il limone con deciso sentore alcolico (13.5%vol.) ma placate da sentori più dolciastri (nocciola e miele di acacia), per un vino di importante struttura e decisamente appagante, che riesce a non appesantire troppo (come a volte capita con certi bianchi troppo carichi), mantenendo una bella “vibra” fino all’ultimo bicchiere.

Sicuramente una versione di Nosiola particolare, che richiede maggior attenzione e costringe a soffermarsi sul bicchiere per coglierne l’essenza. Per quanto mi riguarda, quando si fatica a descrivere un vino e a trovare i termini corretti per descriverne l’insieme è un buon segno, perché dimostra personalità, espressività e originalità… non c’è cosa più triste di quei vini omologati che non ti sorprendono mai nel bicchiere… che già sai cosa aspettarti prima di stappare… e immancabilmente così sarà. Questo è sicuramente un pregio per L’Ora di Pravis, riproporre una Nosiola come tradizione comanda e ricavarne una versione che ben ne esprime le particolarità.

Poi a gusto personale, ci sono versioni di altre cantine che preferisco (penso all’Anisos di Eugenio Rosi ), per quanto ottima questa bottiglia mi ha lasciato la sensazione di un vino importante a cui però manca ancora qualcosa… probabilmente anche a causa dell’annata piuttosto recente. Come dicevo è un bianco di struttura e non necessità di essere bevuto giovane, ma può dare il meglio di sé dopo qualche anno… la sensazione è che 2 o 3 anni di cantina gli avrebbero consentito una più completa maturazione e maggior equilibrio tra le componenti, smussandone un po’ “l’effetto” frutta acerba e ingentilirlo un po’.

Comunque ottima bottiglia, un po’ costosetta (la trovi qui per 17 euro), ma la differenza rispetto alle solite bevute si sente, quindi merita il prezzo del biglietto e anche esteticamente fa la sua bella figura “dorata”... il consiglio é di accapparrarvi questo 2010 e attendere qualche annetto prima di tirargli il collo.

La Nosiola dimostra ancora una volta di essere un vitigno da cui ricavare vini molto interessanti ed espressivi, Pravis d’altra parte è la dimostrazione che si può crescere e diventare una cantina importante e moderna pur mantenendo viva artigianalità e territorialità…


PIACIUTO L'ULTIMO POST?? ALLORA LEGGITI ANCHE QUESTI >>

Clicca sulla foto per accedere al post....

3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!

3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!
Il solito grande classico di fine anno... puntuale come il mercante in fiera, eccovi la playlist di questo 2015...

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti
...ritroverete in questo sorso di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo e terra.

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto
Ancora Crealto, ancora un grande vino... prendetemi alla lettera, la loro Barbera affinata in terracotta è una chicca che sorprende e affascina...

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione
"Per noi acquistare una bottiglia di vino, significa acquistare consapevolezza e sapere, oltre che la gioia di godere di un vino come poesia"

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna
Se avete passato uggiosi pomeriggi a consumare i vinili di Joy division, The Cure, Siouxsie and the Banshees, Bauhaus... non potete rimanere indifferenti al pinot nero di Voltumna.

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce
Uno dei migliori assaggi della Riviera Ligure di Ponente... uno di quei casi in cui è il vino nel bicchiere che parla (...anche al posto del vignaiolo...)

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto
Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi
Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine
...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello
Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia
...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori
...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO
Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.