martedì 21 ottobre 2014

BIANCO 2012 - Colline Lucchesi D.O.C. - La Fabbrica di San Martino (come salvarsi dalla Milano da bere @Erba Brusca)

All' Erba Brusca con l'orto nel piatto e il Bianco della Fabbrica di San Martino nel bicchiere... ecco come salvarsi dalla Milano da bere...


In città capita raramente di bere la bottiglia giusta nel posto giusto. Trovare luoghi dove si mette in armonia quello che si mangia con quello che si beve… combinare ambiente, personale, atmosfera, simpatia e conto finale, é davvero difficile. Mai disperare, perché se é vero che molte carte dei vini mettono tristezza, molti ristoranti sembrano fermi agli anni '80 e molti ristoratori sono simpatici come la tavoletta del cesso alle sei di mattina nel mese di gennaio... a volte capita che questo insieme di combinazioni si incastrano alla perfezione e ti obbligano a tornare sul luogo del delitto.

In un caotico sabato milanese di inizio ottobre, trovo la quadra all'Erba Brusca, una piccola chicca a pochi chilometri dalla movida dei navigli, intrappolata tra apericena, hipster in parata e diavolerie pseudo lounge... Qui troverete rifugio in un ristorante con orto naturale dove si intrecciano semplicità e savoir-faire, con un tocco moderno e giovanile, informale e decisamente alla mano, conviviale e perché no, diciamolo, qualitativamente eccelso. Alice Delcourt che propone piatti freschi, saporiti e figli dei prodotti dell'orto, accompagnati da una carta dei vini altrettanto intelligente e snella con uno sguardo "contemporaneo" sui vini naturali e artigianali. Un tocco rurale (anche nell'allestimento del locale e nell' abbigliamento degli addetti di sala), e il tocco magico di un piatto da console posizionato in bellavista davanti alla cassa... Qui sul Naviglio Pavese, prima che la città arrivasse a divorarsi la campagna, era pieno di orti, e oggi all'Erba Brusca si riparte da li... remixando il tutto in chiave moderna e originale. A Milano si può uscire vive dagli anni '80... abbiate la pazienza di allungare lo sguardo (o il passo... volendo vi bastano 15 minuti a piedi dalla metro-fermata di Abbiategrasso) e pigliatevi un paio d'ore di relax e piacere sensoriale. Se siete "culturalmente" in sintonia con questo blog andateci, fidatevi del sottoscritto (Franco Ziliani direbbe "Garantito da me!") perché raramente mi sono trovato così bene in un ristorante. (se la gioca con l'osteria Rosso di Sera per rapporto qualità/prezzo/come-mi-sono-trovato-bene). 


La dritta ve l'ho data, ora rientro nelle linee guida del blog per parlarvi di quello che all'Erba Brusca ho bevuto, e chissà che magari riesco a darvi anche un buon consiglio enoico. Sfogliando l'interessante carta dei vini, remore di un vecchio post del buon Mauro Cecchi (e qui si potrebbe aprire un'ampia parentesi sul "piccolo" ma "coinvolgente" ruolo che anche noi wine-blogger abbiamo sulle scelte degli eno-appassionati) opto senza grande difficoltà per il bianco de La Fabbrica di San Martino, che alla fine si dimostrerà un perfetto compagno di viaggio per la proposta culinaria di Alice (ho optato per il menù "Carte Blanche"). 

Inutile nasconderlo... della Fabbrica ultimamente se ne parla sempre di più e sempre molto positivamente. Eppure, li mortacci miei, non avevo ancora bevuto nulla... Mi reputo un appassionato "in divenire" e forse in me risiede ancora una sottile forma di "ignoranza" che sto cercando di colmare, evitando di soffermarmi alle conoscenze sommarie che vogliono la Toscana regione di grandi sangiovesi e temibili supertuscan, che porta l'eno-consumatore a puntare sui cavalli vincenti provenienti dal bolgherese o da Montalcino... 

Eppure nel frastagliato panorama vitivinicolo italico una cosa é certa... di vini interessanti ne troviamo ovunque, purché a prendersene cura ci siano vignaioli intelligenti, onesti e rispettosi della terra, capaci di valorizzare il terroir di cui si fanno portavoce attraverso i loro vini. E allora ecco che un bianco delle poco conosciute colline lucchesi, riesce ad entusiasmarmi molto più di tanti bianchi del blasonato Collio (per esempio).  

Io a San Martino in Vignale, pochi chilometri a nord-ovest di Lucca, dove risiede la cantina e la bellissima villa colonica, non ci sono mai stato. Ma se é vera l'equazione che i vini buoni nascono nei posti belli, non ci vuole molto per capire che qui possono solo nascere vini di grande fascino. Il merito però, va doverosamente riconosciuto a Giuseppe Ferrua e a Giovanna Tronci, che dal 2000 gestiscono con capacità e caparbietà, dedizione, passione e rispetto i 20 ettari che costituiscono l'azienda agricola e l'agriturismo. Di questi solo due ettari sono occupati dai vigneti che danno vita ai cinque vini della Fabbrica, due rossi, due bianchi e un rosé. 

Le uve tipicamente toscane, sono sangiovese in primis, ma anche ciliegiolo, canaiolo e colorino per i rossi, vermentino, malvasia e trebbiano per i bianchi. I vini "Fabbrica di San Martino" sono realizzati dalla vigna vecchia (oltre 50 anni), mentre da quella giovane si ricavano i due "Arcipressi" che fanno solo acciaio. E poi c'è la chicca chiamata "Rubino", un Sangiovese in purezza pronto a sfidare i grandi rossi di Toscana. La produzione si aggira sulle 10.000 bottiglie l'anno, con certificazione bio, ma sono ormai anni che si pratica agricoltura seguendo i principi della biodinamica e della salvaguardia della biodiversità. Per questo motivo rivestono un ruolo importante nell'equilibrio complessivo anche gli ulivi, i boschi, gli asini, le mucche e le api. Un'armonia "naturale" che mantiene il vigneto in un ottimo stato di salute, riducendo all'osso i trattamenti. Il resto lo fanno i preparati biodinamici e il sovescio che rendono vivi e fertili i terreni argilloso-calcarei su cui sorgono le viti. In cantina si vinifica in maniera tradizionale e artigianale, lasciando che il vino faccia il suo percorso senza troppe "intrusioni" dall'esterno. Solforosa bassa, lieviti indigeni, fermentazioni spontanee, utilizzo di botti usate... un vino senza forzature che si fa specchio del terroir.

Il Bianco della Fabbrica é un mix di vermentino, malvasia e trebbiano, non filtrato e affinato in tonneaux dopo una breve macerazione. Trovo sempre di grande interesse i bianchi dalle macerazioni non troppo spinte e questa bottiglia ne é un'ulteriore conferma. Il giallo paglierino si fa carico e splendente, dinamicità e leggerezza prendono sostanza, il naso si arricchisce di sfumature, la beva si fa più tannica e tonda. 

Questo 2012 é un vino in stato di grazia (la recente chiocciola attribuita da Slow Wine é strameritata), e dopo un primo bicchiere timido, complice una temperatura di servizio un po' troppo bassa, (unico neo dell'Erba Brusca, a mio modesto parere i bianchi macerati meglio servirli non troppo freddi...) che recupererò togliendo la bottiglia dal porta bottiglie termo isolante, é un'esplosione complessa e assai piacevole che appaga i sensi a 360° tra profumi vegetali, spezie piccanti, note sapide, frutta polposa e dolciastra, senza dimenticare un tocco ossidativo che piace. Una fusione d'insieme caleidoscopica, pieno e tondeggiante, ha buon corpo e struttura, senza perdere in allungo, nerbo e sapidità. Non pensate ad un grande vino nel senso più classico del termine, ma ad un vino che sa trasportarti con la sua vitalità, la sua energia positiva. Scordatevi le puzzette di certi biodinamici... qui troverete solo aria pulita, genuina e avvolgente, da respirare a pieni polmoni. Questo é un gioiellino, c'è poco da spiegare... c'è da bere e basta... e se ancora non sono riuscito a convincervi, sappiate che é venduto ad un prezzo incredibilmente onesto e democratico (pagato 22 al ristorante... non dovrebbe superare le 15 in enoteca). Il problema eventualmente, é riuscire a trovarlo viste l'esigue quantità prodotta (circa 4000 bottiglie). Andrei a Fornovo solo per far spesa!

Per tutti i milanesi, vi consiglio di non perdere la degustazione di martedì 28.10 al Vinodromo, con tutti i vini della Fabbrica raccontati direttamente dal suo produttore (info qui). Bravo Beppe... per la serie grandi vini di piccole cantine...

1 commento:

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