lunedì 31 agosto 2015

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia


...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.



Quasi un mesetto di stop, ma ora con le vacanze archiviate, è tempo di rimettere mano al blog, ed eccomi qui. Sono fortemente convinto che i vini non debbano essere scelti dalla cantina esclusivamente per abbinamento gastronomico, ma anche per fattori umani, sentimentali, per consacrare un momento, per chiudere un cerchio, per l'istinto del momento... abbinarlo a noi, alla nostra vita. 

Fresco (ma forse sarebbe meglio "bollito") da una ventina di giorni in Spagna, tra le regioni sudiste di Andalusia e Mancha, è il momento giusto per stappare e gustare, nel fiume dei ricordi di profumi e sapori spagnoleggianti, questo mix di Nero d'Avola e Tempranillo del tutto originale e proposto dalla piccola e bella realtà siciliana di Badalucco de la Iglesia Garcia, che prende il nome dall'unione tra nostro Badalucco Pierpaolo e la sivigliana (a proposito di Andalusia) Beatriz de la Iglesia Garcia. Un cuore e una capanna, ma soprattutto quattro braccia e un'idea da realizzare per un sodalizio italo-spagnolo, che non ha eguali.

Ho avuto modo di conoscere questa interessante realtà grazie alla fiera de La Terra Trema di un paio d'anni fa. Pierpaolo mi racconta del progetto Dos Tierras che prende vita nel 2003, grazie all'unione nella vita tra Pierpaolo e Beatriz, ma anche grazie all'unione di intenti, di culture e colture, che ha portato alla scommessa di impiantare barbatelle di Tempranillo in terra siciliana. Via giacca e cravatta, Pierpaolo sveste i panni di banchiere per dedicarsi all'ormai abbandonata tenuta paterna. Siamo nel comune di Petrosino, più o meno a metà strada tra Marsala e Marzara del Vallo, 4 ettari di vigneti e uno di oliveti, per un ritorno alla terra e alle origini, con la volontà di mettersi in gioco, creare vini unici ed originali, passando attraverso un'agricoltura artigianale e naturale. Il lavoro è duro, la produzione esigua, ma dopo i primi anni di sperimentazioni, quello che ritroviamo oggi nel bicchiere, è un vino riuscitissimo a dimostrazione che le sfide, anche quelle più difficili e se vogliamo "stravaganti", possono essere vinte. 

Il Dos Tierras, bottiglia numerata n°2372 delle 3500 prodotte nel 2011, è un mix 50 & 50 di Nero d'Avola e Tempranillo, il vitigno tipico della Rioja, la famosa regione vitivinicola nel nord della Spagna. Le uve vengono raccolte manualmente in momenti differenti (il Tempranillo è più precoce, e si vendemmia già a fine agosto), fermentazione spontanea, circa 10 giorni di macerazione e 18 mesi di maturazione in barriques usate. 6 mesi di affinamento in bottiglia senza alcuna filtrazione. Come ho già scritto sopra viticoltura "naturale" sul campo, senza utilizzare concimi e trattamenti limitati all'utilizzo di rame e zolfo, e anche in cantina niente "piccolo chimico", dove l'unica "forzatura" è rappresentata dal controllo delle temperature durante la macerazione.

Rubino scuro con punte violacee, piuttosto concentrato e consistente, impenetrabile, ma di viva luminosità e anche se non limpidissimo, piuttosto pulito. 13.5%vol. di gradazione alcolica, che si fa sentire al naso, scalda e spinge, creando il classico effetto "sotto spirito" ad una trama di frutta rossa dolce e matura. Ciliege ed amarene quasi in vesione confettura, piacevole e piaciona, ma per nulla scontata nell'insieme, che si fa più intrigante grazie alle varianti floreali e l'intensità delle pungenti note speziate, quasi piccanti. Caldo, pieno, corposo, leggermente tannico, esattamente quello che ti aspetti da un vino del sud, alla faccia di chi oggi pretende il Borgogna-style a qualsiasi latitudine. Una piacevole acidità, mette la giusta dose di tensione, rendono il sorso succoso, originale e godibilissimo. Non stanca mai. Ottimo anche da frigo in queste calde serate estive... come mi servivano il Tempranillo in Spagna... con la bottiglia che "suda" a 16°C mentre fuori si passano i 35°C in quella rovente "padella" che è l'Andalusia ad agosto.

Oltre a questo, la Badalucco family propone anche un rosso di nome Temprano, prodotto con i medesimi uvaggi ma con il Tempranillo ridotto al 25% (assaggiato alla Terra Trema, molto buono anche questo) e il Grillo Verde che spero di poter assaggiare a novembre, connubio siculo-spagnolo in bianco, con l'assemblaggio di uve grillo e verdejo.

Esperienza ottima, fusione eno-culturale vincente, vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia. Un vino di quelli che ci convince anche nel prezzo (10 euro al banco assaggi, oltre le 15 in enoteca se lo trovate...) popolare e per nulla classista... un'altra pedina da aggiungere alla lista dei vini sotto le 20 euro, un'altro esempio di agricoltura di qualità accessibile a tutti. Quella che più ci piace.
Verdejo
Verdejo
Verdejo

martedì 4 agosto 2015

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...


Cos'altro posso aggiungere io, semplice appassionato bevitore, che non sia già stato scritto su questa cantina, diventata punto di riferimento indiscusso tra i produttori artigianali e "naturali"?  

Esordivo più o meno così qualche mese fa, scrivendo del Renosu Rosso, oggi, mentre volge al termine il luglio più caldo che ricordo, cercherò di raccontarvi del Renosu Bianco, l'altro vino "base" di Dettori, autentico alter ego del Rosso, tanti sono i punti in comune nei due vini, al cospetto delle ovvie differenze. 

C'è un'impronta stilistica comune, diciamo "marchio di fabbrica", ma sarebbe meglio usare il termine "mano del vignaiolo", visto che "fabbrica" è già di per sé un termine che stona al cospetto di un vigneron artigianale come Alessandro Dettori, diciamo un'idea di vino e di gusto che accomuna i due Renosu, nella dolcezza, nella succosità, nella gustosità della beva. 

Il Bianco sfodera riflessi oro piuttosto intenso, carico di solare luminosità con leggere velature, a ricordarci che siamo al cospetto di un vino "natur" che non subisce ne chiarifiche ne filtrazioni. Consistente e piuttosto materico é un vino che si lascia pregustare già con gli occhi. Non riesci a lasciarlo troppo nel bicchiere, ti viene voglia di berlo subito, e quando l'hai svuotato, hai altrettanto voglia di riempirlo di nuovo, fino a quando sconsolato, non ti resta che osservare la bottiglia prosciugata.

Vino intenso anche se non lunghissimo, come per il rosso, denota da subito un ingresso con qualche eccesso di dolcezza, un tocco mielenso che ti si attacca piacevolmente al palato, lasciando il ricordo di un frutto (albicocca) maturo, polposo e succoso. Bevuto fresco in queste calde giornate, se ne apprezza anche il suo lato più dinamico e rinfrescante, dove il dolce caldo del sud, lascia spazio a sensazioni saline, quasi a ricordarci che il mare è li a pochi passi dai vigneti, così come i rimandi di macchia mediterranea, il profumo della resina dei pini marittimi, il timo, la salvia. 

Le note "organolettiche" contano fino ad un certo punto, quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso, per un vino dal bel equilibrio tra rotondità e dolcezza, acidità e freschezza, a cui si aggiunge un prezzo di vendita più che democratico (10 euro circa a bottiglia). 

Per realizzare questo piccolo gioiello si utilizzano uve di vermentino e moscato bianco di Sennori, lieviti indigeni, nessuna aggiunta di solforosa e 2/3 anni di affinamento in vasche di cemento. 

Lo definirei un vino estivo ed esplosivo, originale al naso e al palato, ma senza quegli eccessi che a volte capita di trovare in alcuni vini "triple A". Non basta un'etichetta a garantire la bontà di un vino, ma qui potete andare sul sicuro, godibile e piacevole, se mi passate il termine "facile", che non può non piacere e convincere. 

Renosu Bianco e Rosso due fratelli da inserire di diritto in ogni top ten dedicata ai vini dal miglior rapporto qualità/prezzo. Dal produttore al consumatore, quasi impossibile trovare un difetto ai "fratelli Renosu". Questi sono i vini che più piacciono e che vado cercando, naturali, artigianali, gustosi, bevibili e per ogni portafoglio. Forse non dovrei dirvelo, ma personalmente ho un debole per questo Bianco (che adoro più del Rosso). 

Adesso posso partire soddisfatto... dopo avervi raccontato questa bevuta... si riprende a settembre... stay tuned!!

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...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

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Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

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CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.